Cooperazione e bene comune: come ripartire?

di Francesca Radaelli

Bene comune. E beni comuni. Sono state queste le parole intorno a cui si è discusso nell’assemblea territoriale di Confcooperative Monza e Brianza, che si è svolta lo scorso 30 novembre in modalità videoconferenza. Presieduta da Roberto D’Alessio, l’assemblea ha visto la partecipazione di oltre sessanta persone, in rappresentanza di più di trenta cooperative associate, ma anche delle istituzioni politiche e religiose del territorio: dalla Provincia, alla città di Monza, dalla Prefettura ai rappresentanti religiosi, delle associazioni imprenditoriali, delle parti sociali e del Forum del Terzo Settore.

Un appuntamento strategico per il mondo della cooperazione brianzola. E strategico non solo per l’elezione del nuovo comitato territoriale di Monza e Brianza, all’interno della neonata unione di Confcooperative Milano e dei Navigli. Strategico soprattutto per il momento storico particolare di fronte a cui, come ogni componente della società, anche l’universo cooperativo si trova a dover reagire: il contesto di una pandemia che, come sottolinea il coordinatore territoriale Marco Meregalli nel suo intervento, “sino a 10 mesi fa pareva inimmaginabile e che invece ci ha cambiato, e ci sta cambiando ancora”.

Alcuni dei partecipanti all’assemblea collegati in videoconferenza

Ripartire in modo diverso. Costruttori di bene comune

Lo stesso titolo scelto per l’assemblea lo sottolinea: “Ripartire in un modo diverso”.

Certamente le cooperarive non saranno le sole a dover ripartire nel prossimo futuro. E non sorprendono i dati emersi dall’indagine Coop Restart, realizzata nel settembre 2020 dal Consiglio Territoriale di Milano e dei Navigli tra le 846 cooperative associate, con una risposta intorno al 36 %: l’impatto del Covid-19 ha causato la sospensione delle attività nel 75% delle cooperative, ha colpito soprattutto i settori del sociale, della sanità e della cultura, causando un calo di fatturato del 18% nel primo semestre. In un panorama in cui il costo medio delle misure Covid si attesta sui 22mila euro e circa il 56% delle cooperative è a rischio di continuità aziendale, la ripartenza dovrà puntare obbligatoriamente su un cambio di passo e di strategia.

Ed è qui che entra in gioco la seconda parte del titolo dell’appuntamento: “Costruttori di bene comune”.

Quel senso del bene comune che proprio la crisi sanitaria ha rimesso drammaticamente al centro, e che in fondo appartiene da sempre al mondo della cooperazione. Lo ha sottolineato in apertura Giovanni Carrara, presidente Confcooperative Milano e dei Navigli, ma lo hanno ribadito, al fondo dei loro interventi, tutti i relatori intervenuti, sia dall’interno del mondo delle Cooperative sia dall’esterno:  da Massimo Minelli, presidente di Confcooperative Lombardia, a Monsignor Luciano Angaroni, vicario episcopale Zona V Monza, dal vice presidente della Provincia di Monza e Brianza Riccardo Borgonovo all’assessore al Comune di Monza Massimiliano Longo.

Le nuove direzioni della cooperazione brianzola

Marco Meregalli

Oggi, da storico – e riconosciuto – punto di riferimento di un modo ‘diverso’ di fare impresa, attento al benessere sociale, nella situazione inedita di crisi aperta dalla pandemia la cooperazione brianzola si sente chiamata a ricoprire un ruolo nuovo. Lo dice esplicitamente Marco Meregalli nella relazione in cui sintetizza il lavoro svolto e le prospettive future:  “Come cooperazione stiamo adottando strategie di lavoro diverse rispetto al passato”, strategie differenti “dalle modalità passate di tipo organizzativo, di tipo imprenditoriale, di relazioni tra imprese, di sviluppo economico, di relazioni tra persone”.

Le  linee di lavoro per il breve-medio periodo, spiega Meregalli, prevedono da parte della cooperazione brianzola il sostegno alla creazione di un “Sistema Brianza”, collaborando  nell’ambito del progetto provinciale BRIANZAreSTART, con tutte le rappresentanze imprenditoriali i comuni, gli Uffici di Piano, la provincia, la scuola, ATS Brianza, ASST, Forum Terzo Settore, le parrocchie, la Caritas. Obiettivo: costruire un intervento “che possa sviluppare tutte le potenzialità del nostro territorio e sia il più possibile inclusivo delle fasce di fragilità”. Altra direttrice di lavoro è l’aumento della rappresentanza della cooperazione nei tavoli territoriali istituzionali ed interistituzionali. E, da qui, il ruolo di supporto a tutte le iniziative che in campo sociale, socio-sanitario e sanitario vengono e verranno messe in campo per aiutare le comunità nell’affrontare l’emergenza.

Ripensare i beni comuni

Johnny Dotti

Ma forse la vera sfida è sul lungo termine. Sulla re-invenzione di un sistema economico e sociale oggi a rischio sfaldamento. Sul ripensamento in termini nuovi di quell’idea – sempre quella – di bene e beni comuni che è scritta nel Dna della cooperazione. È qui che si innesta l’intervento energico e per molti versi ‘ispiratore’ di Johnny Dotti, ospite dell’assemblea. Pedagogista e imprenditore sociale, da tempi non sospetti va predicando la necessità di una nuova idea di ‘beni comuni’.

Intesi come “beni disponibili a tutti e generati da tutti”, i beni comuni di cui parla Johnny Dotti spaziano “dall’acqua ai trasporti, dalla scuola all’energia, dai beni naturali ai dati di Internet”. “Sono la sola cosa che ci è rimasta in un paese in cui gli over 60 superano gli under 20”, dice Dotti, spronando con forza a un vero cambio di passo. “Non possiamo più andare avanti con i modelli economici del Novecento, basati sul meccanismo di produzione e consumo, sulla dicotomia tra pubblico e privato. C’è bisogno di un nuovo immaginario. In questo senso, sostiene Dotti, “c’è un grande spazio per la cooperazione, a patto che non rimanga ancorata ai modelli del passato. Al contrario, è chiamata a inventare una dimensione di governo nuova per i beni comuni”.

Come? “Uscendo dall’idea di specializzazione e dando spazio alle vocazioni, passando dall’idea di sistema a quella di ‘comunità’. E poi dando spazio ai giovani: per ogni consiglio di amministrazione dovrebbe essercene uno equivalente formato da giovani under 30”. Gli spunti e le provocazioni lanciate da Dotti ai cooperatori brianzoli includono anche una riflessione sul futuro del credito e delle Bcc, anch’esso forse da re-inventare. E si concludono con un appello: non mettere al centro dell’azione cooperativa  solo la fornitura di servizi, ma prima di ogni altra cosa il significato della relazione. In altre parole, il senso di comunità.

Il senso di comunità e i problemi del territorio

Potrà essere questo  il futuro dei beni comuni? Sicuramente può essere una bella sfida per il futuro della cooperazione, da raccogliere e interpretare.

Don Augusto Panzeri

Una sfida non facile, tutt’atro. A ricordarlo è Don Augusto Panzeri, responsabile Caritas di Monza, portando l’attenzione dell’assemblea su un tragico fatto di cronaca che in questi giorni ha sconvolto la città. L’uccisione di un uomo per strada, per la quale sono stati fermati due ragazzi adolescenti, in un contesto di tossicodipendenza. “In Brianza sta crescendo la violenza all’interno delle famiglie e tra i giovani. Ogni giorno in carcere incontro ragazzi giovanissimi protagonisti di reati violenti”, ricorda don Augusto, riportando la sua esperienza di cappellano del carcere di Monza.

“In quanto comunità, in che modo possiamo provare a raccogliere questo malessere sociale?”, è la domanda drammatica, e urgente, rivolta all’assemblea.

Il nuovo comitato di Monza e Brianza

I lavori si concludono con l’elezione dei nuovi membri del comitato Monza e Brianza, che rimarranno in carica fino al 2024: si tratta di Marta Cazzaniga (Sociosfera), Arianna Ronchi (Aeris), Monica Pozzoli (Betania), Roberto Caspani (Cooperativa edificatrice e cooperativa di consumo di Albiate), Manlio Gaviraghi (Cooperativa Lavoro e Solidarietà),  Ottavio Perego (Cooperativa Isimbaldi), Marco Meregalli (Novo Millennio), quest’ultimo nominato Coordinatore del Comitato.

Saranno loro a guidare la ripartenza, cimentandosi nella difficile impresa di  ‘ri-costruire’ il bene comune attraverso la cooperazione.

I dati. Concludiamo con qualche numero. Confcooperative Monza e Brianza sono questi:  130 imprese, 4.270 lavoratori , 25.690 soci (9.000 soci nelle banche e 4.000 soci nel consumo), con 190 milioni euro di volumi d’affari, al netto di quanto realizzato dalle BCC.

3 dicembre 2020

 

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