Correva l’anno 2013: Il papa si dimette

Correva l’anno …  2013: le dimissioni del papa

11 febbraio 2013 data da non dimenticare:  papa Benedetto XVI annuncia le sue dimissioni  da sommo pontefice. L’ultimo papa a dimettersi fu Gregorio XII nel 1415. Quando si è diffusa la notizia molti non hanno creduto, altri hanno pensato ad uno scherzo perché  un papa non può dimettersi  se non nei romanzi o nei film di Nanni Moretti.

Invece Benedetto XVI convoca i cardinali  “Carissimi Fratelli – dice il Papa ai cardinali sorpresi anche loro da un tale annuncio – vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”.

Lo stupore è generale, grande il disorientamento. E’ il 28 febbraio quando papa Ratzinger si congeda dai fedeli e da una finestra di Castel Gandolfo dice solo buonanotte. Ancora con un saluto, buonasera, si presenta Josè Maria Bergoglio non appena eletto nuovo Vescovo di Roma, come lui stesso ci tiene a precisare. Argentino di Buenos Aires, arrivato dalla “fine del mondo” scelto dai “suoi fratelli cardinali”, Bergoglio decide di chiamarsi Francesco. E’ la prima volta per un papa. La gente  lo apprezza subito. Umanità, semplicità, profondità di pensiero, rifiuto dei protocolli e dei privilegi, si coglie immediatamente che vuole rinnovare la chiesa. Dichiara guerra allo Ior e ai privilegi della Chiesa di Roma, cambia i vertici del Vaticano, predica la povertà e invita i suoi preti a stare fra le gente. La chiesa è la sposa di Cristo, non una Ong ripete a gran voce. Parla con il cuore e con la coscienza. La gente capisce la sua straordinaria sincerità e passione umanitaria. Per la prima volta invita tutta la chiesa, dai preti ai semplici fedeli, a suggerire pensieri e offrire pareri che saranno presto recepiti nella prossima  enciclica sul futuro della chiesa.

Quando fu eletto il papa polacco, Giovanni Paolo II,  il regime comunista iniziò a tremare sino a cadere sotto  i colpi delle proteste di massa. Quel movimento per la libertà e la promozione umana aveva  trovato il suo riferimento, il suo  condottiero: papa Wojtyla.

 

papa Francesco Oggi papa Francesco sembrerebbe personificare  quel condottiero di cui la nostra epoca necessita:    un uomo autorevole e carismatico che mette in discussione in modo concreto  il mito  e la cultura mercantile del massimo profitto,  dell’individualismo esasperato. Un  papa  che denuncia le storture del capitalismo, la mostruosità delle disuguaglianza e delle ingiustizie, non solo dei rapporti nord-sud, ma anche all’interno dei paesi capitalistici avanzati. Ricordo la riflessione del filosofo Umberto Galimberti nei giorni in cui si piangeva Giovanni Paolo II: “Egli – disse Galimberti – ha contribuito in modo determinante alla caduta del muro di Berlino e del comunismo, ma non è riuscito a “demolire” l’ideologia e il mito del mercato“.

Francesco desidera stare con la gente condividere le loro sofferenze e le loro aspirazioni. Si è preoccupato di aiutare famiglie in difficoltà economiche e di stare vicino alle persone che soffrono e lottano per il lavoro.

Bergoglio era Vescovo a Buenos Aires quando l’Argentina dichiarò il default. Nel giro di pochi mesi gran parte del ceto medio argentino  finì in povertà e lui  invitò i preti argentini  a scendere nelle strade e a spezzare il pane con  i poveri, a lasciare le loro case per vivere nelle baracche di Buenos Aires. Alla passione umanitaria, Bergoglio  aggiunge  la statura intellettuale coltivata ed arricchita fra i gesuiti. Lo si coglie nei suoi scritti, nelle sue dichiarazioni e nelle interviste, inclusa quella concessa a Eugenio Scalfari. Sono bellissime le riflessioni sull’olocausto, apprezzate anche  dalla comunità ebraica. Un papato, quello di Francesco,  che scuote dal torpore della coscienza e apre le porte del rinnovamento per la chiesa del terzo millennio.

Fabrizio Annaro

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