di Francesca Radaelli
“Così si sposta il mondo”. È questo in fondo ciò che ha voluto raccontare ‘Le mille e una rotta’, la mostra realizzata dai Saveriani di Salerno e approdata anche a Lissone, dove è stata ospitata fino a domenica 11 ottobre presso il teatro della Parrocchia Santa Maria Assunta. E da dove, ora, si prepara a migrare verso nuovi lidi.
Una mostra in viaggio, una mostra migrante, che a marzo proseguirà il suo cammino e farà rotta verso la città Udine, pronta ad ospitarla. E, d’altra parte non poteva essere altrimenti. Perché la decima mostra interculturale organizzata dal Centro di Documentazione sulla Mondialità dei Saveriani di Salerno quest’anno ha deciso di affrontare proprio il tema delle migrazioni. Una parola, questa, piuttosto ‘inflazionata’ e che non piace più di tanto a chi ha allestito l’esposizione.
Meglio parlare viaggi, viaggi che nascono da un bisogno oppure da un sogno, viaggi come quelli del marinaio Sinbad a cui il titolo della mostra si ispira. Viaggi fatti di storie simili tra loro eppure tutte diverse, che l’allestimento espositivo vuole raccontare attraverso parole e oggetti che appartengono a chi quei viaggi li ha compiuti e li sta ancora compiendo nel percorso di ‘ambientamento’ in un paese straniero. “Non chiedere a uno straniero da dove viene, ma dove va” è l’esortazione che ci si sente rivolgere prima di immergersi nel percorso espositivo.
Le malelingue
Per accedere alla mostra occorre superare le ‘malelingue’, che ci imprigionano in una grande gabbia. Su di esse un collage di fogli di giornale, con le notizie e le parole che colpiscono ogni giorno le nostre orecchie. Qualche esempio? “Rubano il lavoro”, “Portano l’ebola”, “Sono terroristi”.
Le storie
Usciti dalla prigione delle malelingue, si entra nelle storie. Quella di Subana, che ancora bambina lascia il Bangladesh per raggiungere il padre a Roma. Quella di Yvan Sagnet, che dal Camerun arriva in Italia con una borsa di studio, finisce a raccogliere pomodori in Puglia, si ribella e ora lotta per i diritti dei lavoratori agricoli. Tutte storie vere, raccontate a fumetti.
La barca
Si sale, infine, sul palcoscenico del teatro. Qui ci si trova di fronte a una barca e, soprattutto, agli oggetti che contiene. Sono gli oggetti trovati in mare, dopo gli sbarchi, sono i pacchetti di sigarette, le scarpe, le bibbie, i borsellini e le carte di identità di coloro che non sono arrivati alla fine del viaggio.
Una mostra per educare
Concepita come mostra didattica, a Lissone ha accolto in circa un mese oltre 800 visitatori, racconta Stefano, laico saveriano, che mi guida nel corso della visita. Durante la tappa lissonese diverse scuole hanno aderito alla proposta educativa, dalla vicina De Amiciis fino a vari istituti di Meda, le cui classi sono state accompagnate da giovani guide ‘volontarie’, per lo più studenti universitari. A loro il compito di stimolare negli alunni di ogni fascia di età la riflessione su un tema così delicato eppure così vicino, anche ai bambini. Tutti hanno un compagno di classe con un nome straniero, questa mostra parla anche di lui e la discussione può continuare in aula, attraverso i moduli didattici predisposti dall’equipe organizzatrice dell’esposizione.
Una mostra in viaggio
Ora però tutto è stato smontato. A marzo ‘Le mille e una rotta’ ripartirà, come Sinbad il marinaio viaggiatore. Nel frattempo, i materiali espositivi rimarranno qui in Brianza, inutilizzati.
Ad aspettare il momento di rimettersi in viaggio.
O uno spazio che decida di accoglierli, dando ospitalità e nuova vita alla ‘mostra migrante’ anche durante questi sei mesi. Gli organizzatori, fanno sapere, sono aperti ad ascoltare ogni proposta (e chi fosse interessato può contattarli direttamente all’indirizzo [email protected]). Insomma, c’è qualcuno che si fa avanti?
Chissà che non si possa fare una piccola deviazione lungo il percorso.
Dopotutto il mondo è fatto di mille e una rotta…
Francesca Radaelli
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