Padre David Maria Turoldo, il cantore di Dio

di Beppe Colombo

Il 6 febbraio 1992, moriva padre David Maria Turoldo. Si chiudono con questa data le celebrazioni del centenario della nascita (1916) del religioso poeta più noto del secolo scorso.

I lettori meno giovani del Dialogo di Monza forse ricordano la  figura imponente, la voce calda e affascinante di questo frate Servita, che, come disse Carlo Bo “Ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia, e Dio, dandogli la fede, gli ha chiesto di cantarla ogni giorno”.
 
Effettivamente il numero di poesie di Padre Turoldo è immenso  e molte sono state raccolte nel volume “O sensi miei…” del 1990. Ma le poesie più intense sono quelle degli ultimi due anni di vita, quelle che ci parlano della sua lotta contro il male che lo condurrà alla morte e della sua profonda fede che, pur attraverso sofferenze e dubbi, gli dona quella gioia che è tipica dei santi.
 
Padre Turoldo, nella sua vita, dalla giovinezza nel Friuli alla maturità prima a Milano poi a Fontanella di Sotto il Monte, è stato un precursore del Concilio e della Chiesa povera di Papa Francesco. Per questo fu spesso osteggiato dal perbenismo del suo tempo.
 
Oggi comprendiamo quanto furono profetiche le sue prese di posizione scomode e, attraverso la lettura delle sue poesie, riviviamo il cammino che la Chiesa ha compiuto in questi anni e ci sentiamo stimolati ad essere coerenti con la nostra fede.

Poesia di David Maria Turoldo
Amate, solo amate

Francesco, ancora ritorna a dire
ai fiori, agli alberi, al fiume,
a dirlo danzando
come facevi
per le vie e i colli dell’Umbria;
a gridarlo al mondo intero,
a quanti incontri per via;

ma gridarlo danzando
come facevi:
«Amate, solo amate
e amatevi
e date
e donatevi
e perdonate
e fate pace».

Dire solo questo,
gridarlo anche alle pietre.

 

 
 
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