di Daniela Zanuso
Milano ci vuole ancora stupire e probabilmente vuole diventare una best practice a livello nazionale nella riqualificazione urbana.
In questi mesi sono oltre 27 mila i metri quadri depavimentati nella città che sono ritornati ad essere aree verdi.
La parola “depave” risale a più di un decennio fa, quando un gruppo di Portland utilizzò questo nome per avviare un processo dal basso di piccole azioni di depavimentazione di parcheggi, sagrati, cortili, aree industriali dismesse.
Saggia decisione quella dell’Amministrazione milanese che ha imboccato questa strada per far fronte non solo ai cambiamenti climatici, ma anche al serio problema dello smaltimento delle acque piovane nei giorni di piogge abbondanti e alla riqualificazione urbana con l’aumento degli spazi verdi.
Con questo progetto, spazi asfaltati non più utilizzati, aree spartitraffico spesso cementificate, sagrati e zone pedonali inutilmente pavimentate, possono diventare nuovi spazi di verde urbano.
I vantaggi sono molteplici ed evidenti : aria più pulita e quindi migliore salute pubblica, riduzione del calore urbano e di conseguenza minori emissioni di carbonio, biodiversità, riduzione delle inondazioni, meno cemento e quindi migliore estetica della città, migliore qualità della vita soprattutto per pedoni e ciclisti. Inoltre, gli spazi verdi diminuiscono il rumore del traffico e l’inquinamento luminoso, creano aree più attraenti che incoraggiano le persone a camminare e a socializzare di più.
Abbiamo bisogno di altre ragioni? Forse già queste possono bastare.
Rendere gli spazi urbani più vivibili non dovrebbe essere solo una aspirazione di alcune amministrazioni pubbliche, ma un vero e proprio progetto per un futuro che risponda seriamente al problema dei cambiamenti climatici e ad una migliore qualità della vita.
Inutile nascondere che anche nella nostra città ci piacerebbe tanto che alcuni paesaggi di cemento senza spazio per la vita, tornassero a “rivivere”.