Un’invenzione nata da una tesi di laurea: a volte succede. E’ capitato a Paolo Franceschetti, un giovane veneto che, con le sue ricerche iniziate all’università Ca’ Foscari di Venezia sul problema dell’acqua inquinata, ha prodotto un sistema di depurazione e di desalinizzazione che funziona a energia solare.
Il congegno di pulizia dell’acqua – il cui primo prototipo venne testato in Perù e realizzato con materiali comprati al mercatino dell’usato – si chiama Solwa (che sta per Solar Water) ed è solo il primo modulo di un progetto più ampio fatto di essiccatori di fango, di cibo e serre nel deserto che mira a migliorare le condizioni degli abitanti nei Paesi in via di sviluppo.
Fin da ora Solwa, brevettato da poco, è utilizzato dalle organizzazioni non governative in alcuni villaggi africani (a partire da uno in Burkina Faso come mostra la foto sopra) e della Palestina. Il suo fratello gemello, che si occuperà di essiccare i fanghi con un procedimento a basso impatto ambientale, si chiamerà DryWa ma la società dei giovani veneti è ancora alla ricerca di fondi per la sua realizzazione.
Intanto, il progetto ha ricevuto l’apprezzamento dell’Onu che lo scorso anno ha assegnato al gruppo di Solwa ben 23 premi.
Ilaria Beretta