di Francesca Radaelli
Dal corpo atletico impegnato in una delle tante partite di calcetto della sua vita al corpo devastato ritrovato all’idroscalo di Ostia. Passando per il corpo percorso da istinti e desideri “proibiti”, almeno nell’Italia “piccolo borghese” degli anni Cinquanta e Sessanta.
Quello di Pier Paolo Pasolini è un “corpo eretico”, secondo Marco Baliani, che ha scelto di mettere in scena un dialogo serrato con la figura di uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento.
Corpo eretico. Dialogo in tempo presente con Pier Paolo Pasolini, andato in scena lo scorso mercoledì 1 marzo al Teatro Manzoni di Monza all’interno della rassegna Altri Percorsi, è in realtà un monologo, in cui si alternano la prima e la seconda persona. Da un lato Marco Baliani, le sue borgate romane, la sua lettura dei testi e della figura di Pasolini, la sua esperienza del Sessantotto. Dall’altro, un “tu”, quello di Pasolini, che l’attore in scena prova a interrogare, a incalzare, soprattutto a comprendere nei suoi aspetti meno compresi e più contraddittori.
Ammirazione e contraddizione
Un dialogo dal quale emerge una grande ammirazione per un uomo in grado di analizzare lucidamente la società a lui contemporanea, di prevedere l’evoluzione di alcuni fenomeni – il consumismo – e di rivendicare pubblicamente la propria omosessualità malgrado le accuse e i processi giudiziari per “oscenità”. Ma emergono anche, in una sorta di corpo a corpo (appunto) senza esclusione di colpi, la diversità delle visioni e delle esperienze e la difficoltà di comprendere alcuni comportamenti e alcune posizioni dell’autore di Petrolio: la scelta di stare dalla parte dei poliziotti negli scontri di Valle Giulia, la rinuncia a esporsi sul palcoscenico, la decisione di stare sempre al di là della cinepresa.
Dal palco Baliani sembra leggere una sorta di lettera a Pasolini: accanto a lui, sulla scena, solo un leggìo e i fogli contenenti le parole dirette al suo interlocutore. Parole che fluiscono senza interruzioni e che finiscono per delineare il ritratto di un personaggio che, alla fine, sembra quasi in grado di rispondere alle domande che gli vengono rivolte dal palco.
“E’ bello scontrarsi con chi non sempre la pensa come te”, spiega al termine dello spettacolo Marco Baliani rispondendo alle domande dei ragazzi del Corso di Critica Teatrale organizzato in collaborazione con il Teatro Manzoni di Monza e tenuto da Valeria Ottolenghi. Presenti in sala durante lo spettacolo, gli allievi del corso, studenti delle scuole superiori, hanno avuto l’opportunità di dialogare con l’attore e regista. E hanno dimostrato che Pier Paolo Pasolini è non solo uno dei maggiori intellettuali del Novecento, ma soprattutto una figura in grado di parlare alla società attuale e di affascinare i giovani per il suo sguardo visionario.