Chi ha avuto fortuna nella vita si ricorda di coloro (e sono tanti) che stanno peggio? I cosiddetti big sono anche in beneficenza? Le stelle brillano in solidarietà? Le risposte in questo viaggio alla scoperta del senso della prossimità dei personaggi famosi guidato dal giornalista-scrittore Claudio Pollastri“
“Quattro film che pago di tasca mia perché a Hollywood nessuno ha creduto nel mio progetto… ipoteco tutti i soldi che ho in banca, le mie quattro tenute e le case dei mie figli…”, ha dichiarato Kevin Costner presentando qui alla 77^ edizione del Festival del Cinema di Cannes il primo episodio di Horizon-An American Saga accolto in sala con 7 minuti di applausi “…era un invito a parlare e l’ho fatto… un modo per rendere giustizia ai nativi americani sperando che il film venga capito in Europa…”.
Leggendo negli occhi la domanda che tutti avrebbero voluto fargli riguardo l’eredità che spetterebbe ai figli ma già ipotecata per un film i cui costi sono stati valutati intorno ai 100 milioni di dollari e sta trovando grosse difficoltà persino a essere distribuito il protagonista del cult-movie Balla coi lupi ha spiegato
“…se dovessi perdere tutto i miei figli saranno in grado di comprarsi la casa con i propri guadagni… non mi sono trovato al bivio tra l’amore per i figli e le mie ambizioni cinematografiche perché dedicarmi ai nativi che hanno subito violenze schiavitù e ogni genere di umiliazione non fa parte di un progetto di lavoro ma è il mio testamento morale, il motivo stesso per cui faccio cinema… ho conosciuto la realtà dei Sioux quando ho girato Balla coi lupi… mi avevano adottato, ero uno di loro, mi interpellavano per le controversie con la burocrazia… sono miei fratelli di sangue… ho ancora negli occhi Piccola Piuma attivista per i diritti dei nativi inviata nel 1973
da Marlon Brando a rifiutare l’Oscar per Il Padrino fischiata tra gli altri da Clint Eastwood e John Wayne… il rapporto tra i nativi e gli invasori europei non è mai stato semplice e fin dai primi sbarchi nel Nuovo Continente sono stati perseguitati, sterminati o reclusi nelle riserve indiane… in nome del denaro e del guadagno le loro terre venivano depredate, soprattutto se in quei terreni si scoprivano giacimenti di petrolio… col mio piccolo contributo voglio risarcirli delle ingiustizie subite, una voce dal mio cuore che spero arrivi il più lontano possibile…”.
La scelta di andare sempre dove lo porta il cuore ha spinto Costner a interessarsi anche ai problemi degli afroamericani. L’ha fatto col suo stile asciutto ed efficace nel film Il diritto di contare dove interpreta un capo segregazionista pentito di una base della Nasa dove operavano tre matematiche afroamericane emarginate umiliate sottopagate che formavano la squadra segregata nella West Area Computers Division, al Langley Research Center ad Hampton in Virginia.
Ex repubblicano pentito (“… ho giocato a golf con Ronald Reagan…”) Costner porta avanti in solitudine la sua battaglia personale fino all’ultimo ciak e probabilmente anche l’ultimo dollaro “…mi occupo di questi problemi da sempre, non seguo le mode… sul tema razziale avevo prodotto a mie spese Black or White …”.
Salutando i giornalisti sulla croisette aveva concluso con un velo di malinconico ottimismo “…se sei una persona aperta prima o poi riuscirai a raggiungere la verità…”.