Dialogo del cuore: Ursula Von Der Leyen

Chi ha avuto fortuna nella vita si ricorda di coloro (e sono tanti) che stanno peggio? I cosiddetti big sono grandi anche in beneficenza? Le stelle brillano in solidarietà? Le risposte in questo viaggio alla scoperta del senso della prossimità dei personaggi famosi guidato dal giornalista-scrittore Claudio Pollastri

“Sogno un’Europa più solidale, basata sull’amore verso il prossimo, attenta agli ultimi e dove nessuno resta solo”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea e considerata nel 2022 da Forbes la donna più potente del mondo, ospite a Milano dell’Università Bocconi e poi, la sera, invitata d’onore alla “prima” della Scala.
“La forza degli italiani si basa sul volontariato – ha continuato con la voce che tradiva un’intensa partecipazione che andava ben oltre il suo ruolo istituzionale – la disponibilità a regalare a chi ha più bisogno un po’ del proprio tempo, delle proprie energie… in questa crisi, la più crudele degli ultimi cento anni, l’Europa ha la grande occasione per dimostrare le sue radici cristiane”.

Profondamente religiosa e convinta praticante di fede luterana ha comunque fatto riferimento agli insegnamenti di don Lorenzo Milani il priore scomodo di Barbiana che aveva costruito dal nulla e nel nulla la sua scuola popolare per giovani operai e contadini “con due sole parole I care volutamente in inglese pur essendo italianissimo questo educatore troppo avanti per il suo tempo tanto da essere emarginato ha cambiato le regole della convivenza tracciando la nuova prospettiva per guardare a un futuro umanitario“.

Sempre più coinvolta dal messaggio di don Milani la Presidente solitamente inappuntabile nel suo sorridente self control a prova di ogni emozione non prevista dall’etichetta protocollare ha lasciato che per una volta a parlare fossero i sentimenti “vorrei che queste due semplici parole di un umile prete dall’animo grande come una cattedrale diventassero il motto dell’Europa che ha dimostrato negli anni della pandemia di sapere applicare in maniera pratica I care con le azioni di assistenza, beneficenza, volontariato o semplicemente proteggendo le persone più deboli, guardando negli occhi chi soffriva senza mai voltare la faccia dall’altra parte da qualsiasi parte del mondo provenisse”.

I toni accorati che hanno sorpreso anche i suoi più stretti collaborati hanno toccati i tasti drammatici e ancora sanguinanti della guerra in Ucraina che sta provocando vittime innocenti come i bambini, orfani senza futuro e gente che scappa per salvare il proprio domani “accogliere gli ucraini aggrediti dai russi è stato un atto di profonda umanità che deriva da una educazione familiare all’altruismo, all’aiutare il prossimo ad amare il vicino come fosse un fratello… il gesto spontaneo di tendere la mano non dev’essere un’eccezione in momenti drammatici come una guerra feroce quanto insensata ma deve diventare la normale convivenza tra i popoli, entrare nel codice etico degli europei, di quell’Europa basata sulla solidarietà progettuale e non semplice beneficenza, che pure serve… un atteggiamento umanitario che dev’essere applicato anche in tempo di pace che mi auguro torni al più presto perché ci sarà sempre chi avrà bisogno e andrà aiutato”.

Il discorso ha preso inevitabilmente la rotta verso i migranti dove l’Europa dovrebbe essere sempre in prima linea mettendo a tacere gli egoismi nazionali che la Presidente stigmatizza con inaspettata durezza nella voce improvvisamente metallica “la solidarietà non si deve limitare al salvataggio di chi chiede aiuto in mare che rientra negli obblighi morali prima ancora che civili perché un bambino che muore disperato non ha bisogno di etichette ma solo di lacrime da versare… serve poi una forte e onesta azione di inserimento nelle società che accolgono i naufraghi strappandoli a morte sicura basata su tre elementi che ritengo fondanti: mobilitare, collegare e responsabilizzare”.

Il volontariato riguarda anche un malato grave che dev’essere aiutato al più presto, il nostro Pianeta. E ancora una volta la Presidente-che-non-ti-aspetti riesce a sorprendere attingendo alle encicliche papali dove si parla di rispetto del Creato e di riferimenti biblici “è essenziale credere nella salvaguardia della natura che non va deturpata, aggredita selvaggiamente perché a lungo andare si vendica come dimostrano certe sciagure con numerose vittime che potrebbero essere evitate… dobbiamo convincerci che il Mondo non è nostro, ci è stato affidato temporaneamente e abbiamo l’obbligo morale di conservarlo per le generazioni future… una responsabilità gravosa che spesso non è sentita da molte persone anche in Europa e non va lasciata al destino come se si sfogliassero i petali di una margherita”.

Similitudine non casuale che va colta come un irrimandabile auspicio. Già, perché la semplice umile margherita, la comune pratolina, è il fiore simbolo dell’Europa. Una sentinella climatica vigile che la sensibilità inglese per i fiori ha tradotto con delicata fantasia poetica in daisy, abbreviazione di day’s eye perché ogni mattina si apre al giorno che sorge.

Come dovremmo fare noi. Quotidianamente. I care.

 

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