di Aldo Melzi – dirigente scolastico Mapelli Monza e Edo Melzi – docente Mosè Bianchi
Dal 24 febbraio 2020 in tutte le scuole della Lombardia è stata sospesa l’attività didattica in presenza. Dopo un iniziale momento di smarrimento, le scuole hanno messo in campo diverse forme di didattica a distanza.
Si è trattato di una condizione nuova che ha stimolato nuove potenzialità pedagogico- didattiche.
I Dirigenti Scolastici, supportati dagli animatori digitali, hanno attivato piattaforme alternative al registro elettronico, hanno consegnato devices agli studenti, hanno organizzato corsi di aggiornamento online per gli insegnanti carenti di competenze tecnologiche.
I docenti si sono resi disponibili e hanno sperimentato nuovi modi di fare scuola.
L’obiettivo fondamentale era quello di permettere agli studenti di non interrompere un percorso formativo-culturale.
A distanza di due mesi e mezzo dalla sua partenza penso si possa dire che l’obiettivo è stato raggiunto.
Le nuove modalità si sono realizzate in più di una forma. Molte scuole hanno creato classi virtuali in cui era possibile caricare testi, video, power point, immagini, a disposizione degli studenti. E’ apparso evidente, però, che tale strategia non poteva bastare se non si accompagnava ad una decodificazione del materiale presentato che permettesse di discuterlo, analizzarlo, confrontarlo. Ecco allora subentrare le videolezioni che hanno rappresentato una vera palestra per docenti e studenti. In questo modo era possibile continuare a vedersi, mantenere un contatto e riprendere le lezioni in modo nuovo. Impensabile infatti riprodurre “tout court” la didattica come se si fosse a scuola. Occorreva una modalità più agile e snella, coinvolgente ed empatica, che potesse stimolare percorsi caratterizzati anche dalla interdisciplinarietà.
Le videolezioni dovevano avere una durata inferiore rispetto a quanto previsto nella scuola in presenza e ciò anche per non sovraccaricare eccessivamente i ragazzi costringendoli a restare davanti ad un computer per un numero eccessivo di ore.
D’altra parte era necessario proporre itinerari significativi che potessero stimolare gli studenti nel loro percorso di apprendimento. Le famiglie hanno apprezzato, la richiesta era di “vedere” i propri docenti attraverso videolezioni che permettessero lo scambio di opinioni, il confronto, le domande.
Ai ragazzi è stato garantito il diritto allo studio e alla formazione, gli insegnanti hanno continuato a lavorare.
Due considerazioni. La prima riguarda il fatto che la professione docente è per sua natura creativa e progettuale. In una situazione inaspettata sono stati messi in atto tanti laboratori sperimentali che potrà essere molto interessante rivedere e riprendere. Tante ricerche sul campo per proporre modi di fare scuola adatti all’emergenza. Itinerari rivolti agli studenti per permettere loro di essere attivi, partecipi e propositivi. Tentativi certo, ma la sperimentazione in questo caso è fondamentale.
Anche la valutazione ha preso atto della nuova condizione: con tutta probabilità ha preso forma e si è concretizzata in modo un po’ meno ansiogeno di quanto non accada normalmente nella didattica in presenza. La valutazione formativa è diventata, finalmente, prevalente rispetto ad una mera valutazione sommativa.
La seconda considerazione riguarda il fatto che, se l’emergenza sanitaria fosse divampata 40/50 anni fa ci si sarebbe completamente fermati o quasi. Con le gravi conseguenze che tutti possono intuire. La tecnologia ha permesso di continuare ad esserci. Semmai si tratta di umanizzarla, di renderla un mezzo necessario ma non sostitutivo di potenzialità e caratteristiche che sono umane e non meccaniche.
Nessun limite dunque? Certamente bisognava fare i conti con una capacità di adattamento alla nuova condizione. Ciò ha richiesto un certo tempo di rodaggio. Inoltre, per qualche insegnante, la nuova condizione appariva problematica e non facile da gestire. Andava evitato che qualche ragazzo scomparisse perché privo della strumentazione necessaria. Non ultimo, andava considerata la difficoltà di tante famiglie con più figli, tutti alle prese con la didattica a distanza. Ciò comportava che tutti avessero un computer a disposizione e, spesso, il mezzo serviva anche ai genitori che lavoravano da casa. Ecco allora le scuole attrezzarsi per fornire agli studenti che ne fossero sprovvisti i mezzi adeguati.
Questo anno scolastico sarà ricordato come assolutamente particolare, ma le esperienze didattiche messe in atto e sperimentate, sono e saranno un bagaglio prezioso cui attingere anche per il futuro.
Se la didattica a distanza dovesse diventare ordinaria o supporto fondamentale alla didattica in presenza, sarà necessaria una profonda riflessione sul nostro modo di fare scuola. È possibile riproporre il vecchio schema della didattica frontale o sarà necessaria una rivoluzione? Si tratterebbe di un cambio di paradigma educativo a cui sarebbero chiamati i Collegi Docenti, un cambiamento richiesto dal 2010 ma mai veramente attuato. Una sfida da raccogliere per la ripresa di settembre.
Di seguito, ecco alcuni commenti, tratti da un questionario rivolto a studenti della secondaria di secondo grado, in merito al grado di soddisfazione della Didattica a distanza:
“Sono abbastanza soddisfatto di questa esperienza anche se, visto che io ho il sostegno, non riesco ad usufruire completamente delle figure e del supporto che di solito mi danno le persone che mi affiancano a scuola. Inoltre a volte trovo qualche difficoltà è un po’ di confusione sulla consegna dei compiti e sulle video-lezioni registrate”.
“Sono in linea di massima soddisfatta di questo metodo di apprendimento. Essendo sempre a casa, mi sono resa conto che mi sto dedicando allo studio più di quanto farei normalmente e sono riuscita a capire alcuni argomenti che prima non mi erano chiari”.
“Per quanto riguarda le videoconferenze penso che siano utili solo per eventuali chiarimenti e interrogazioni, poiché sono convinta che una lezione pre-registrata sia più efficace. Non c’è il rischio di perdersi pezzi della spiegazione a causa della connessione internet e può essere seguita con più tranquillità”.
“Penso che aggiungere alla didattica tradizionale un po’ della didattica “tecnologica” che stiamo facendo in questo periodo possa fruttare buoni risultati”.
“Le lezioni pre-registrate sono, a parer mio, tristi perchè non c’è la possibilità per l’insegnante di interagire con gli studenti e viceversa”.
“I miei suggerimenti sono: essere più comprensivi, emotivi, flessibili, chiedere singolarmente ai ragazzi il metodo di didattica che preferirebbero in base alla materia, cercare di spiegare in modo riassuntivo e ricordarsi che anche noi stiamo vivendo la stessa brutta situazione e una vagonata di compiti e cose da studiare di certo non aiuta”.
27 maggio 2020