di Davide Villa
Siamo cresciuti immersi nell’idealizzazione del bene.
Tutto, dalle favole della buonanotte ai cartoni disneyani, ci ha spinto nel considerare la grandezza e la nobiltà del bene.
Il bene è necessario, aiutare è fondamentale, donare è una scelta di cuore.
Chi fa il bene è un eroe, una persona che unisce tutti.
SBAGLIATO.
La vita vera, la vita di tutti i giorni, ci mostra la dura verità: il bene DIVIDE.
Già, niente come il bene è capace di tracciare una linea, un confine, una barriera.
Aiutando, si divide il mondo in due: chi è stato aiutato e chi no.
Il bene, quando rivolto a qualcun altro, fa uscire dell’abisso umano la parte più bestiale.
Facciamo un esempio semplice: Io scelgo di aiutare Tizio.
Scelgo di aiutare Tizio per milioni di motivi, personali e non.
Scelgo di fare del bene.
Lieto fine?
No! Preparatevi alla tempesta:
Perché avete aiutato solo Tizio?
Perché non Caio?
Cosa c’è dietro a Tizio?
E se aiutate Tizio, perché non pensate ai Sempronio vicino a voi?
Chi mi assicura che questo aiuto non va a Cassio?
Quanti soldi fanno con questi aiuti i Bruto della situazione?
Eccetera, eccetera…
Ovviamente queste polemiche giungono sempre da chi al bene non è abituato, da chi non lo pratica o da chi non ci crede. Polemiche che da sempre accompagnano l’umanità ma che per anni hanno avuto risonanze limitate.
Oggi invece fanno milioni di proseliti sui social…e purtroppo anche nella politica.
Perché non fate il bene a tutti? Perché lasciate fuori qualcuno? Perché si trova sempre qualcuno che viene prima di qualcun altro?
Prima chi muore di fame.
No, prima chi muore di fame nel tuo paese.
No, prima chi muore di fame nel tuo paese per colpa delle tasse.
No, prima chi muore di fame nel tuo paese per colpa delle tasse ed è biondo…
La classifica di chi merita il bene è lunga ma sono tutti secondi a qualcuno.
Fare del bene significa sbagliare?
Come siamo arrivati a questo?
Forse perché siamo abituati a credere che il bene sia un qualcosa di infinito, a cui tutti abbiamo diritto. Basta chiedere per essere soddisfatti.
Ed è in questa idealizzazione del bene, figlia di eroi e supereroi sempre pronti a salvare chiunque sia in difficoltà, che ci fermiamo a giudicare.
Ci aspettiamo di meritare tutti di essere salvati.
Abbiamo il diritto ad essere aiutati, ma non vogliamo il dovere di aiutare nessuno.
Ci sono loro, gli eroi, che hanno scelto il bene. Se non veniamo aiutati è per una loro scelta sbagliata.
Il bene purtroppo non basta mai.
Avete notato che Superman aiuta solo Metropolis? O Spiderman solo New York?
Immaginateli nel mondo reale. Quanti post su Facebook ci sarebbero in cui l’Uomo Ragno è un radical chic che aiuta solo i newyorkesi e tralascia noi poveri abitanti della Brianza?
Un eroe non basta per tutti, nemmeno nei fumetti.
Il bene che possiamo fare da soli non basta al mondo.
Fare del bene esaurisce il tempo, i soldi, le risorse.
Il bene, quello vero, non è un valore infinito, anzi, quello di cui disponiamo personalmente è una quantità misera in confronto ai bisogni del mondo.
Fare il bene significa fare delle scelte.
E le scelte dividono, purtroppo.
Pensateci bene prima di scagliarvi contro chi sceglie di fare il Bene.
N.B.
Il bene divide, lo abbiamo appena visto.
Ha però anche un’altra caratteristica fondamentale: è contagioso.
Nonostante tutti i litri d’odio e le maschere d’indifferenza che per anni hanno provato ad estinguerlo, lui continua a contagiare persone in ogni luogo del mondo.
Se riusciremo ad evitare l’immunità di gregge, se eviteremo di finire ad essere pecore dietro ai pastori dell’odio, forse allora saremo tutti contagiati.
E se tutti ci ritroveremo a fare del bene, forse riusciremo davvero a non renderlo divisivo.
Divideremo facendo il Bene, ma saremo uniti nel farlo.
Facciamoci contagiare.
Facciamo del BENE.
22 maggio 2020