di Irene Bonzi
Anna Fiscale, un’imprenditrice alla ricerca del Bello. Nel 2013 a soli 24 anni Anna Fiscale, veronese, fonda il suo Progetto Quid, oggi una delle aziende più all’avanguardia nel panorama imprenditoriale italiano.
Nato sul fondamento della parola “fragilità”, Progetto Quid è un progetto di moda etica e sostenibile, il cui manifesto è dare nuova vita alle persone e ai tessuti. In un mondo in costante movimento e mutamento, Progetto Quid si ferma per tendere la mano alle Persone e all’Ambiente.
Per conoscere meglio il Progetto Quid siamo andati a trovare la fondatrice, Anna Fiscale, e le abbiamo posto qualche domanda.
Da che volontà, obiettivo o sogno nasce Progetto Quid?
Il bello. Nasce dall’obiettivo di creare opportunità di lavoro per persone con fragilità, in particolare donne, e di farlo attraverso il bello. Attraverso la produzione di capi di abbigliamento e di accessori, Progetto Quid crea un qualcosa di bello ma anche di sostenibile, utilizzando le i tessuti e i materiali di rimanenza delle grandi aziende.
Ma l’intuizione alla base nasce dalla parola “fragilità”. Io sono sempre stata appassionata di empowerment femminile, di progetti a supporto delle donne. Nella mia carriera di studi universitari ho studiato modelli economici che mettevano al centro la donna sia in Europa che fuori, in India e ad Haiti, e ho visto come il talento femminile venisse messo in risalto al servizio dell’economia. Una volta laureata in economia, a 24 anni, è stata questa l’intuizione: un progetto di riciclo delle rimanenze tessili di grandi aziende per trasformarle in nuovi prodotti, dando opportunità lavorative a donne con fragilità. Così è nato l’embrione di Progetto Quid.
Quest’anno Progetto Quid festeggia i suoi primi nove anni di vita, durante i quali è cresciuto in modo esponenziale. “Chi” è oggi Progetto Quid?
Oggi noi siamo in 150 dipendenti, lavoriamo con donne vittime di violenza, con persone che escono da percorsi di dipendenza, prostituzione, persone con invalidità, richiedenti asilo per motivi umanitari. Chiediamo loro solamente di avere una buona manualità per imparare ad utilizzare le macchine da cucire, siamo noi poi a formarle per tutta la fase produttiva. Creiamo così, insieme, capi di abbigliamento disegnati da noi che poi vengono rivenduti online e nei nostri otto negozi sul territorio italiano. Produciamo anche accessori per grandi aziende, da l’Oréal ad Ikea, da Calzedonia a Tezenis.
Perché proprio il nome “Progetto Quid”?
Appena abbiamo avuto l’intuizione del progetto sapevamo di volere un nome con un “quid” in più, che potesse fare la differenza. Abbiamo poi registrato il nome “Quid” ma ci siamo poi resi conto che esisteva già un marchio con tale nome, allora è diventato poi “Progetto Quid”. La sostenibilità, la forza, la determinazione e la creatività, credo siano questi i “quid” in più di Progetto Quid.
In un presente dove parlare di sostenibilità diventa di giorno in giorno più urgente, Progetto Quid ha deciso di rendere la sfida ambientale uno dei suoi ingredienti principali. In che modo vi prendete concretamente cura dell’ambiente?
Ogni anno noi consumiamo 300mila metri di tessuto, l’80% del quale è tessuto di rimanenza o eccedenza di grandi aziende, dunque non tessuto prodotto ex novo. Recuperiamo le eccedenze tessili del mondo del lusso o di altra provenienza, donato o rivenduto a prezzi ribassati. Ciò ci permette di avere un forte impatto ambientale.
Progetto Quid è anche volontà di prender parte di un cambiamento più grande, e allo stesso tempo ispirare gli altri a prendere azione. La moda cambia chi la fa, ma anche chi la indossa.
Nel panorama imprenditoriale italiano è presente questa ispirazione “green”?
È iniziato circa due anni fa un processo di avvicinamento all’attenzione ambientale da parte di molte aziende italiane e non, è però spesso difficile distinguere se è di una pratica di marketing o di green washing o un’intenzione reale dell’azienda. Noi siamo nati nel 2013 con una forte volontà di fare bene all’ambiente, quando ciò ancora non era ancora assolutamente “di moda”. Non posso che considerare positivo lo spostamento dei traguardi di una società verso orizzonti più “green”, ma ritengo allo stesso tempo fondamentale tenere questi ben distinti da obiettivi di marketing a breve termine come purtroppo oggi quelli di molte aziende italiane.
Quanto è forte il ruolo femminile all’interno di Progetto Quid?
In Progetto Quid siamo per il 90% donne, per il 70% veniamo da vissuti di fragilità: è la nostra vocazione. Sempre la condizione femminile è stata al centro del mio interesse, e sempre ho creduto nel talento e nella forza delle donne. Oggi con Progetto Quid ciò trova una concretizzazione.
E infine, ha qualche consiglio da dare alle giovani donne che si affacciano oggi sul mondo del lavoro?
Preparatevi molto. Studiate il più possibile, capite il mondo che vi circonda il più possibile. Approfondite la vostra vocazione ed intuizione, studiando anche il mercato. Ma soprattutto non lasciatevi mai intimorire dal fatto di essere donna e di essere giovane. Anche io ho ricevuto tanti no, proprio per questi motivi, e ancora oggi mi capita di interfacciarmi con realtà un po’ più maschili con cui faccio fatica a relazionarmi. Ma con forza e determinazione poi le porte si aprono. Vi renderete presto conto che il fatto di essere una giovane donna che riesce ad avere consistenza può aprire ancora più possibilità.