di Francesca Radaelli
I bambini? Creature ‘rumorose’, ‘stancanti’: dei veri e propri ‘mascalzoni’. Così li descrisse una volta Eglantyne Jebb, benestante signora inglese del secolo scorso che dedicò poco più di un anno della propria vita all’insegnamento a scuola, e tutto il resto a salvare i bambini di ogni parte del mondo dalle guerre e dalla fame.
“Per avere successo nella vita devi dare la vita”, disse un’altra volta questa donna straordinaria, in un’epoca storica in cui ‘dare la vita’ , per una persona di sesso femminile, significava per lo più partorire dei figli. E invece Eglantyne di figli non ne ebbe, e neppure volle mai sposarsi.
Nata il 25 agosto 1876 a Ellesmere Shrophire, località immersa nella campagna britannica, da una famiglia di proprietari terrieri, ebbe la possibilità di studiare a Oxford e si laureò in Storia moderna. In seguito, a Cambridge collaborò con la Charity Organisation Society, ente benefico impegnato nell’organizzazione delle opere di carità con metodi razionali e ‘scientifici’.
La guerra e i bambini
Nel 1913, allo scoppio della guerra nei Balcani, si recò a prestare il proprio aiuto alle migliaia di rifugiati feriti e malati. A colpirla più di tutto furono probabilmente i volti disperati dei bambini la cui casa spesso era stata ridotta in macerie.
Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, insieme alla sorella Dorothy, inizia invece a scrivere sulla rivista Cambridge Magazine, traducendo in inglese gli articoli pubblicati dai giornali stranieri. Il bilancio della Grande Guerra fu pesantissimo: nel giro di nemmeno cinque anni erano morte 10 milioni di persone e altri 10 milioni avevano perso la loro casa ed erano fuggiti, soprattutto in Russia, Serbia, Francia, Belgio, Germania e Armenia. Ben 6 milioni di bambini avevano perso i loro genitori. E anche a guerra finita, per gli sconfitti la situazione continua a essere tragica. Eglantyne pubblica alcuni articoli di giornali esteri che descrivono le gravi conseguenze dell’embargo imposto dal governo britannico nei confronti di Austria e Germania, le nazioni sconfitte: i bambini di quei Paesi muoiono letteralmente di fame. E nelle piazze di Londra Eglantyne distribuisce ai passanti volantini con le fotografie dei loro volti sofferenti. Per queste azioni viene arrestata, ma in tribunale si appella al ‘caso morale’ e ottiene una multa di sole 5 sterline (tra l’altro, sembra, pagate dallo stesso giudice, ormai ‘conquistato’ alla sua causa).
Il 15 aprile 1919 Eglantyne insieme alla sorella Dorothy istituisce un fondo per aiutare i bambini tedeschi e austriaci. Inizialmente qualcuno le considera delle traditrici della patria, ma loro ripetono che “ogni guerra è innanzitutto una guerra contro i bambini”. Alla fine, il fondo è un successo e riesce a raccogliere rapidamente una grossa somma di denaro dal pubblico britannico. Sull’onda della sua crescente popolarità Eglantyne Jebb fonda a Ginevra la sua associazione internazionale per la difesa dei bambini: si chiama Save the Children. È la prima volta che si parla di difendere i diritti propri dei bambini di tutto il mondo. Non solo quelli vittime della guerra, ma anche della fame e della carestia.
Ma Eglantyne non si ferma qui: scrive a Papa Benedetto XV per avere il supporto della Chiesa alla sua attività. In risposta il Papa scrive l’Enciclica Paterno Iam Diu, chiedendo a tutte le chiese del mondo di raccogliere fondi per l’infanzia. E’ la prima volta nella storia che la Chiesa Cattolica supporta una causa promossa da un’organizzazione laica.
Nel 1921 un’altra sfida tragica: la carestia in Russia, nella regione del Volga. Anche in questa circostanza Save the Children contribuisce a salvare migliaia di vite umane.
I diritti dei bambini
Si racconta che, un giorno del 1923, raggiunta la vetta del monte Salève che domina Ginevra, Eglentyne Jebb inizia a riflettere su una questione che si delinea con sempre maggiore chiarezza nella sua mente. Si convince che sia necessario riconoscere ai bambini una serie di diritti specifici, che i bambini debbano essere protetti anche e soprattutto in nome della loro infanzia. Prende forma così la prima Carta internazionale dei diritti del bambino, scritta nel 1923 e approvata dalla Società delle Nazioni. “Sono assolutamente convinta sia giunto il momento di riconoscere i diritti propri dei bambini”, scrive Eglentyne. Tra questi diritti: “che ogni bambino affamato sia nutrito, che ogni bambino malato sia curato, che ad ogni orfano, bambino di strada o ai margini della società sia data protezione e supporto”.
Su questa stessa carta si baserà, oltre 60 anni dopo, la Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 1989.
Eglantyne muore nel 1928, a soli 52 anni, dopo aver dedicato tutta la sua vita a quei ‘mascalzoni’ dei bambini. Era convinta che “ogni generazione di bambini offre all’umanità la possibilità di ricostruire il mondo dalle sue macerie”. E che per questo l’infanzia deve essere protetta e difesa.
Oggi Save the Children, la sua creatura, è la più grande organizzazione indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini. Opera in oltre 100 paesi aiutando famiglie e bambini in situazioni di emergenza, calamità naturali e guerre.
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