di Virginia Villa
«Sentivo dire […] che molto prima che io nascessi le neonate venivano sepolte vive. Fossi nata a quell’epoca sarei stata una di quelle neonate. Questo mi dicevano quando avevo quattro anni. Ma i miei erano tempi migliori. Quando veniva alla luce una bambina non le si faceva niente. Semplicemente la vita si fermava, semplicemente la gente era triste.»
A marzo 2021 è venuta a mancare Nawal El Saadawi, scrittrice, psichiatra, femminista egiziana, ferma sostenitrice della laicità dello Stato come principale alleato dei diritti delle donne. I suoi libri e il suo attivismo sono un manifesto per i diritti delle donne nella società musulmana, ma le sue battaglie hanno un respiro più ampio, volto a rivendicare i diritti umani cancellati da dittature, ideologie e fanatiche religioni.
La vita
Nawal El Saadawi nasce il 27 ottobre 1931 a Kafr Tahla, un villaggio nel Delta del Nilo, in Egitto. Ha la fortuna di nascere in una buona famiglia: suo padre è un fermo oppositore del re, dell’occupazione inglese e del governo coloniale. E’ ricordato come un uomo giusto e buono, amante dell’arte e dedito ai figli. La madre di Nawal El Saadawi è una donna orgogliosa che da bambina sognava di diventare musicista. Purtroppo il padre la ritirò da scuola per darla in moglie.
All’età di sei anni, Nawal El Saadawi subisce la mutilazione genitale, una pratica che fa parte della tradizione musulmana.
Fin dalla tenera età, Nawal mostra un carattere forte e determinato; a dieci anni si oppone al matrimonio manifestando il suo desiderio di proseguire gli studi. Ci riesce. Con il consenso della madre e del padre si trasferisce prima al Cairo per poter frequentare la scuola media e poi a Helwan per frequentare la scuola superiore. E’ proprio in questo periodo che inizia a maturare una responsabilità civile nei confronti delle ingiustizie e delle discriminazioni che la porta a partecipare ed organizzare le prime battaglie per i diritti civili che prosegue anche durante gli anni dell’Università a Giza.
Le battaglie
Nawal inizia la sua carriera di attivista dando voce alle donne costrette a subire violenze e abusi molto gravi. Si batte strenuamente per cancellare una volta per tutte l’infibulazione e la mutilazione genitale femminile perchè intravedere, in questa pratica disumana, la volontà da parte dell’uomo e della religione di rendere la donna schiava. Dopo molti anni, riesce a vincere questa battaglia; oggi è illegale, in Egitto, praticare la mutilazione genitale alle bambine.
Per le sue battaglie è stata più volte minacciata e incarcerata, rischiando in due occasioni la pena di morte. Nawal El Saadawi è stata sempre considerata un pericolo perchè con le sue parole e i suoi libri ha fatto nascere nelle donne una nuova consapevolezza come esseri umani detentori di diritti inviolabili.
Attività letteraria
Tutte le sue battaglie e le sue lotte sono raccontate nei numerosi libri che ha pubblicato. In “Firdaus. Storia di una donna egiziana”, Nawal El Saadawi racconta la drammatica condizione di vita di una donna che, schiacciata da violenze e abusi, attende in carcere il giorno della sua esecuzione. Sempre in questo libro descrive anche il trauma della mutilazione genitale femminile con parole feroci.
Un altro suo libro importante per capire le dinamiche dell’estremismo religioso è “Dio muore sulle rive del Nilo”, mentre la pubblicazione che ha avuto più successo, diventando un best seller è “Una figlia di Iside”, che risulta essere la sua biografia più completa.
In un’intervista a The Guadian, uscita qualche anno fa, dichiarò: “Di solito gli scrittori invecchiando diventano conservatori. Io con l’età divento sempre più radicale. Noi donne siamo oppresse da tutte le religioni. È l’estremismo religioso la più grande minaccia oggi alla liberazione delle donne. In tutto il mondo assistiamo a un contraccolpo del femminismo proprio a causa della diffusione di un movimento religioso fondamentalista globale.”
Con Nawal El Saadawi si spegne uno dei punti di riferimento più importanti del femminismo nel mondo arabo, ma la speranza è che i suoi scritti e la sua vita rimangano un esempio per coloro che credono in un mondo più giusto, nel quale uomini e donne siano considerati uguali.