Donne, che storia! Sofia Kovalevskaja

di Francesca Radaelli

Da bambina, le pareti della sua cameretta erano tappezzate di formule matematiche. Da adulta divenne la prima donna ad ottenere una cattedra accademica di matematica, all’Università di Stoccolma, nel 1883. Ma Sofia Vasil’evna Kovalevskaja, conosciuta semplicemente come Sonia, oltre che una matematica geniale fu anche un’attivista per i diritti delle donne e una rivoluzionaria.

Nacque a Mosca nel 1850 in una famiglia di scienziati. Suo padre, generale di artiglieria, era un famoso matematico e Sofia iniziò a studiare matematica all’età di 8 anni, apprendendo in particolare la geometria analitica. Ad aiutarla furono anche le litografie sul calcolo differenziale del professor Ostrogradskj, il padre della teoria delle probabilità, stampate sulle pareti della propria stanza. 

Quello a soli 18 anni con Vladimir Kovalevskij, studente di paleontologia, fu un matrimonio di convenienza, fortemente voluto dal padre di Sofia. Grazie a questo espediente, la ragazza, giovane promessa della matematica, riuscì infatti ad avere il passaporto per la Germania. E a trasferirsi in uno stato in cui le donne avevano maggiori possibilità di studiare. Con il marito visse prima ad Heidelberg, poi a Berlino, dove il celebre professor Karl Weierstrass, tra i fondatori dell’analisi matematica moderna, colpito dalla sua intelligenza, le impartì lezioni private.

Nel frattempo Sofia si era appassionata alle idee nichiliste e socialiste che avevano iniziato a diffondersi anche in Russia e divenne una sostenitrice della lotta rivoluzionaria che in quei tempi iniziava a infiammare alcune città europee. In particolare, nel 1871 si recò a Parigi per curare i feriti provenienti dall’esperienza della Comune. 

La carriera accademica 

Tornata in Germania, si laureò presentando diverse tesi, di matematica pura e di astronomia, che le permisero di ottenere il titolo di “dottore” presso l’Università di Gottinga. I suoi risultati furono talmente straordinari che l’Università non le fece sostenere nessun altro esame per conferirle la laurea. Il risultato delle sue ricerche fu pubblicato come “Teorema di Cauchy-Kovalevski” nel 1875.

Tornata in Russia però scoprì che i titoli da lei conseguiti non erano riconosciuti nel suo Paese: non avrebbe mai potuto insegnare all’università. Tuttavia riuscì ad essere nominata, in quanto docente privata, membro della Società matematica di Mosca.

Tornò quindi in Germania e, dopo il tragico suicidio del marito, ottenne finalmente una cattedra all’Università di Stoccolma. Cambiò il suo nome in Sonia e per lei iniziò una nuova vita. Nonostante in molti si fossero opposti alla sua nomina, ritenendola un’inaccettabile offesa al sesso maschile, Sonia era diventata la prima donna al mondo professore di matematica.

Le sue ricerche scientifiche si concentrarono sulla teoria della rotazione di un corpo rigido: scoprì il terzo caso classico della risolubilità del problema della rotazione di un corpo rigido con un punto fisso, portando avanti gli studi iniziati dai matematici Eulero e Lagrange.

La vita di questa donna dai grandi ideali, che lottò con ostinazione per ottenere il posto che meritava negli ambienti accademici, si spense nel 1911 a soli 41 anni, a causa di una polmonite. Fece però in tempo a vedersi conferire il Prix Bordin dall’Accademia delle Scienze di Parigi nel 1888 e nel 1889 il Premio della Reale Accademia delle Scienze di Svezia.

Alla fine Sofia Vasil’evna Kovalevskaja, ormai per tutti Sonia, era riuscita a far riconoscere la propria genialità negli ambienti accademici europei, e la sua identità di donna scienziata. Fu questa la sua grande rivoluzione.

 

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