di Francesca Radaelli
E’ considerata la prima ginecologa donna della storia e l’ispiratrice dell’idea di medicina di genere. Nei suoi testi analizza il corpo femminile e parla per la prima volta di mestruazioni e di impotenza maschile. Si chiama Trotula de Ruggiero ed è vissuta nel X secolo, intorno al 1050.
Della sua vita non si sa molto: nacque a Salerno, da una famiglia nobile, sposò un medico di nome Giovanni Plateario, ma soprattutto ebbe la possibilità di studiare la scienza medica e di “fare carriera” come scienziata, come dimostrano i trattati scritti da lei e arrivati fino a noi.
La Scuola Medica di Salerno
Trotula è stata infatti la più famosa delle Mulieres Salernitanae, le dame della Scuola Medica di Salerno. Questa scuola, fondata nell’Alto Medioevo in una città che era un centro di commerci noto in tutto il Mediterraneo e che in breve divenne celebre per i suoi medici, è considerata il primo luogo di cultura non controllato dalla Chiesa e la prima università d’Europa. Non solo: a differenza di molte scuole e università fondate negli anni successivi, la Scuola Medica di Salerno era aperta anche alle donne.
Trotula fu per secoli la massima autorità in materia di medicina femminile grazie ai suoi tre trattati, che circolarono per tutto il Medioevo: il De passionibus mulierum ante, in et post partum, il De ornatu mulierum, e il De curis mulierum.
La missione di Trotula, per la salute delle donne
In queste opere Trotula si prefigge lo scopo di colmare una carenza di scienziati e medici uomini, che si occupavano molto poco delle caratteristiche del corpo delle donne, lasciando a persone poco istruite (levatrici o mammane) il compito di assistere le donne in gravidanza. Ma vuole soprattutto venire in soccorso alle donne stesse, che spesso, come lei scrive “non osano rivelare al medico, per pudore e vergogna, le preoccupazioni per le malattie che le colpiscono nelle parti più intime. La miserevole condizione delle donne”, prosegue, “mi ha indotta a trattare con chiarezza le malattie femminili al fine di poterle curare”.
Il corpo femminile come oggetto di studio
Il grande merito di Trotula è quello di aver posto il corpo delle donne come oggetto di studio scientifico, separato e distinto dal corpo maschile: è lei la fondatrice degli studi di ginecologia ed ostetricia. Tra gli argomenti trattati nelle sue opere ci sono le mestruazioni e la loro irregolarità, i metodi contraccettivi, il parto (studiò dei nuovi metodi per renderlo meno doloroso) e l’allattamento, lo svezzamento e la cura dei neonati, l’igiene del corpo. Ma anche la sterilità e le malattie, femminili e maschili: nei suoi trattati afferma per la prima volta che la sterilità della coppia non è causata esclusivamente dalla moglie, ma può dipendere anche da problemi sessuali dell’uomo.
Fondatrice della medicina di genere
Nei testi di Trotula l’approccio alla sessualità è scientifico e medico, senza nessun risvolto moralistico. I suoi maestri sono i grandi medici del passato, quelli della scuola di Ippocrate di Kos (vissuto intorno al 300 a.C.) e di Claudio Galeno (vissuto nel II secolo d. C.).
I suoi trattati prendono le mosse dalla teoria dei quattro umori, secondo cui le caratteristiche dell’essere umano dipendono, appunto, da quattro umori: caldo, freddo, secco e umido. Perché la persona sia in buona salute, questi umori devono essere in equilibrio fra loro. Gli stati di malattia subentrano quando questo equilibrio viene a mancare.
Secondo Trotula il maschio si caratterizza per una natura prevalentemente calda e secca, mentre nella donna prevalgono l’umore freddo e quello umido. Ed è proprio in questa distinzione, seppur espressa secondo le convinzioni scientifiche dell’epoca medievale, che affonda le sue radici quella che, molti secoli dopo, verrà definita “medicina di genere“.