di Lalla Giordanelli
Aria affidabile e decisa, 24 e 23 anni, niente università, lavoro in una multinazionale di telefonia, contratto a tempo indeterminato, una maturità e una chiarezza di idee che sorprende e che fa sperare tanto. Il pianeta giovani è anche questo, fatto di determinazione, obiettivi, programmazione, il tutto accompagnato da un’aria un po’ scanzonata e di garbata ironia. Eccoli i nostri giovani.
No università per scelta per Valerio, tanto non serve a niente, e un grande interesse da sempre per l’informatica. La vita si impara sul campo, una multinazionale forma, dà opportunità, può essere un volano. Certo sei tu che ti devi dare da fare, ma lo spazio c’è. Entrare nel mondo del lavoro non è semplicissimo. Se si va per inserzioni è richiesta la laurea e questo può essere un ostacolo iniziale. Se invece riesci a farti conoscere, a entrare nel circuito che ti interessa per il passa parola, inteso come informazione sulle tue reali capacità, l’essere in qualche modo introdotti può servire molto. Alla base però deve esserci una passione e molta chiarezza, sapere quello che ti piace e quello che vuoi. Certo non è una merce comune, ma forse è questo il campo che la scuola e le così dette istituzioni dovrebbero arare. Formare giovani motivati.
Ma forse a nutrire passioni e interessi per tutto ciò che le nuove tecnologie offrono sono in molti. Del resto è l’inarrestabile futuro, il mondo che verrà, che non sarà solo sempre più virtuale. C’è verso tutto ciò molta curiosità, una creatività che si muove in libertà e appaga. E’ il dinamismo della mente giovane che è sempre bello riscoprire, quasi una sorpresa, una botta di vita. La vita che va avanti a cui nuove generazioni guardano con lungimiranza, e forse noi, la generazione dei padri latitanti, che non ce ne accorgiamo.
Esperienza sul campo, crescita professionale e altri campi da arare. L’idea che il posto fisso non esista più è passata, e poi che noia una vita senza prospettive, senza cambiamenti. Sempre la stessa azienda? Mai. Promuovere la capacità di promuoversi.
Anche Gianmarco la pensa più o meno così. L’Università l’ha scartata, se ci ripensa, un po’ per caso, gli studi ad orientamento scientifico in realtà qualche sbocco lo danno, le facoltà umanistiche si fanno per il piacere di imparare, difficilmente, quasi mai ti portano a fare il lavoro per cui hai studiato. Ma per ora va bene così, tra quindici anni non sa bene come sarà, ma non potrebbe mai immaginarsi una vita come quella dei suoi genitori, che a 23 anni ne conoscevano già il tracciato. Questo no, non gli va bene. Crede anche lui nel dinamismo, nei vantaggi del cambiamento e nelle opportunità di crescita che il mondo del lavoro offre. Sono giovani, e così deve anche essere. Questo non vuol dire però che nuove forme di garanzie sociali non vadano studiate. E ricorda quando Napolitano in un’intervista fece presente l’importanza dell’essere flessibili, il cambiamento può servire a dare uno stacco, a cogliere nuove possibilità.
Certo non è sempre così roseo, la situazione del mondo del lavoro resta drammatica, ma un po’ di fiato ci vuole, alimentare la speranza non nuoce alla salute.
Questa è solo una piccola storia di due giovani del nostro tempo, gentili, intelligenti, educati, carini, simpatici, aperti, pronti a raccontarsi. Fascia di stipendio? Tra 1.000 e 1.500 euro mensili per 13 mensilità.