Epigono

Epìgono s. m. [dal gr. ἐπίγονος, propr. ‘nato dopo’, composto di ἐπί ‘sopra, dopo’ e tema di γίγνομαι ‘diventare, nascere’ / γονος ‘prole, figlio, discendente’].  

  1. Nella mitologia greca, nome dato ai figli dei sette principi che combatterono contro la città di Tebe. Essi, per vendicare i padri, rinnovarono la guerra dieci anni dopo, sotto la guida di Alcmeone, figlio di Anfiarao, e del vecchio Adrasto, unico scampato alla prima guerra di Tebe. Il mito racconta che ottennero la vittoria, conquistarono Tebe e a capo della città posero Tersandro, figlio di Polinice.

       Quindi il termine è stato esteso a indicare i figli dei diadochi (lett: ‘successori’), ossia dei generali di Alessandro Magno che dopo la sua morte (nel 323 a.C.) si contesero e si divisero il suo grande impero.

  1. In senso figurato:

a. seguace, imitatore: usato spec. al plurale per indicare gli scrittori e gli artisti che ripetono in maniera superficiale, e senza elaborazione autonoma, le idee o i modi di un predecessore importante.

b. Meno comune, al plurale, i discendenti (di solito con allusione al minor valore di essi rispetto agli antenati)

‘La morta gente, o epigoni, fra noi non torna più!’ (Carducci).

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