di Luigi Picheca
Dipingere un quadro sui politici italiani risulta sempre essere un’impresa ardua. Si corre il rischio di cadere nelle solite banalità o di scadere nelle solite generalizzazioni. Però è vera una cosa che ho sperimentato nel corso della mia vita: l’attaccamento allo scranno che essi dimostrano e la tenacia con cui lo tengono stretto.
Mi ricorda un vecchio pupazzo che, chi ha qualche annetto come il sottoscritto, certamente ricorderà. Si chiamava “Ercolino sempreinpiedi” e veniva regalato raccogliendo i punti di una nota industria casearia. Aveva la caratteristica di restare in piedi anche quando lo si voleva stendere, un modello di equilibrismo che lo rendeva inattaccabile.
Proprio come gli uomini politici che ho visto succedersi nell’arco di mezzo secolo, da quando la mia memoria ha cominciato a registrare e a prendere coscienza di questo aspetto della nostra vita sociale.
Negli anni ’60 la vita politica riceveva risalto dal nuovo mezzo di diffusione che si stava diffondendo nelle nostre case: la televisione. Questo mezzo tecnologico permetteva a tutti di seguire quei pochi programmi che la Rai riusciva a realizzare calamitando l’attenzione di un vasto pubblico, attraverso spettacoli di intrattenimento ma anche diffondendo una dettagliata informazione. Informazione certamente di parte ma che suscitava tanti commenti.
Oggi la tv ci permette di seguire l’informazione e la politica attraverso svariati programmi, ispirati quasi sempre da trasmissioni in voga negli USA. La nostra televisione ha nella sua programmazione quotidiana diversi appuntamenti, i più seguiti dei quali sono i talk show.A questi programmi partecipano uomini politici e giornalisti che affrontano gli argomenti che tengono banco, offrendo approfondimenti e punti di vista dei più svariati e finendo con l’orientare l’opinione di chi li ascolta.
Questi studi di settore si contendono tanti personaggi e tante personalità che, a volte, m’insinuano un dubbio: se questi personaggi stessero di più a discutere nelle sedi più opportune, il loro lavoro e la nostra vita potrebbe trarne dei benefici.
Tornando al discorso relativo allo stare sempre in piedi, dobbiamo rilevare ancora che lasciare la poltrona per i nostri rappresentanti alle Camere, sia un fatto doloroso. Se qualcuno viene indagato, non c’è problema, presto lo rivedremo seduto in Parlamento, magari con un’altra casacca, a tenere di nuovo banco.
Anzi, questo novello rappresentante potrà vantare di essere stato oggetto di errori giudiziari o di persecuzioni varie da parte del mondo politico che, cercando un capro espiatorio, novello martire, lo ha incastrato, per poi scoprirne l’assoluta estraneità ai fatti e reitegrarlo con tanto di scuse. Nomi se ne potrebbero fare tanti ma in fondo li conoscete già.
Il mio pupazzo di plastica, l’Ercolino sempreinpiedi autentico, aveva un solo punto debole: si poteva bucare!
Ma aveva almeno una dote: non faceva male a nessuno e non si faceva corrompere da nessuno.
Luigi Picheca