di Martina Citterio
La festa della donna nacque come manifestazione di un movimento di rivolta da parte di alcune donne che nel corso del Novecento rivendicarono i loro diritti sociali, politici e morali di uguaglianza. Nel corso degli anni questa ricorrenza assunse sempre di più il ruolo di convenzione, oggetto di critiche da parte di molte persone. Questo perché molto spesso viene ignorato il significato di questa festa e di ciò che vuole rappresentare; inoltre, si è persa di vista la domanda principale che si posero tutte le donne spinte da un sentimento di parità in questa rivendicazione: cosa vuol dire essere una donna?
Molti sono stati i modi con cui scrittori, pittori, cantautori si espressero e si esprimono intorno a questo tema. Credo che sia interessante dare uno sguardo a quelle donne che intervennero in prima persona in questa lotta attraverso la poesia e la musica.
È d’obbligo citare Alda Merini, poetessa dalla biografia turbolenta, dolorosa e travolgente. È una donna forte, che subisce ed esalta tutto ciò che di doloroso la vita può offrire, fornendo una propria visione della sofferenza, come un ostacolo oltrepassabile. Scrive per i vinti, lasciando uno spiraglio di speranza e un invito a trovare la felicità nelle piccole cose. È una donna che scrive per le donne, che spinge a non arrendersi, a non lasciarsi vincere dalle violenze subite, a non pensare di essere inferiori. A seguito una tra le tante poesie meravigliose che Alda ci ha lasciato, in cui da donna distrutta dalla propria stessa vita parla a tutte coloro che sentono di non farcela più, invitandole a sorridere: un gesto che sembra semplice, naturale ma che risulta difficile compiere, a volte.
“Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà:
un bacio di mamma
un battito d’ali
un raggio di sole per tutti.”
Portatrice di un’esperienza di vita controversa, travagliata e sofferente è la grandiosa interprete Mia Martini. Segnata da eventi forti e dolorosi, è una donna che ha dovuto combattere contro un ambiente musicale altalenante, che la lodava e la condannava, esaltava il suo talento e l’affossava attaccandola personalmente. La sua era una figura dirompente, senza peli sulla lingua: si sentiva stretta in una società che non la lasciava libera di raccontare le proprie esperienze attraverso la musica. I rapporti con il mondo maschile sono complessi sin dall’infanzia: un ambiente familiare soffocante, in cui il padre assumeva il ruolo di uomo violento, proibitivo che scatenò una ribellione in Mia. L’incontro con Ivano Fossati si trasformerà in una relazione molto producente dal punto di vista artistico, ma molto dolorosa dal punto di vista fisico e sentimentale. Una donna, dunque, sofferente, tradita da ciò che l’ha resa importante, abbandonata da chi amava; una donna sola, che però è sempre riuscita a trovare la propria voce attraverso le struggenti interpretazioni di testi rivoluzionari del suo tempo, che trattavano di stupro, sesso, violenza.
Celebre la canzone “Donna”, in cui Mia Martini urla quello che, probabilmente, si teneva dentro da tempo:
“Donna fatti saltare addosso
in quella strada nessuno passa
donna fatti legare al palo
e le tue mani ti fanno male.
Donna che non sente dolore
quando il freddo le arriva al cuore”
Questi sono solo due dei tanti esempi di donne che hanno deciso di reagire. È da loro che dovremmo imparare che la sofferenza, la violenza, la sottomissione fanno male solo se si sceglie di rimanerne succubi.
È un invito a tutte le donne a reagire e a far valere i propri diritti e i propri principi in una società che ancora non ne comprende ancora appieno l’importanza.
Buona festa a tutte le donne.