Etimologia di una donna

di Paola Biffi

Si parla di donne oggi e quasi non si sa più cosa dire, conosciamo le storie delle donne sfruttate, di quelle emancipate, di quelle facili, di quelle troppo complicate. Si potrebbe anche pensare che l’8 marzo sia ormai una festa inutile, che l’emancipazione femminile è passata di moda, che si è già detto tutto. Eppure, sappiamo anche che una donna mai, mai avrà detto veramente tutto.

Le donne sono un po’ come le parole: anche quando diventano quotidiane, banali, facili da comprendere, nascondono sempre qualcosa; bisogna arrivare all’etimologia di una donna, allora, per capirla fino in fondo. E’ così che si scoprono storie, e che si inventano nuovi modi di raccontare, è così che la banalità diventa eccezione, che un qualsiasi 8 marzo diventa un giorno a cui prestare un po’ più di attenzione: le parole se trattate con cura possono rivelarci molto più di quello che sembra, così come una donna.

Il termine “mimosa” ha due possibili derivazioni: la prima dal latino “mimus”, ossia “mimo, attore”, riferita al fatto che alcune piante della famiglia delle mimose si ritraggono nel momento in cui le si tocca anche delicatamente, come un mimo che per la vergogna si nasconde in una scatola invisibile; la seconda avrebbe una radice spagnola, da “mimar” che significa “accarezzare”.

In Italia questo fiore come ben sappiamo è il simbolo della festa delle donne, scelto probabilmente perché fiorisce nei  primi giorni del mese ed è poco costoso, in modo tale da poter permettere a tutti gli uomini di trovare anche un piccolo mazzetto da donare.

Ma oggi, che abbiamo il compito di andare oltre, di indagare, di chiederci un perché in più, la parola ci racconta, narra di una carezza, di gesti leggeri, di esitazione, di vergogna. Donne che ancora oggi amano essere un po’ delicate, donne che affrontano ogni giorno la violenza di essere solo dei bei fiorellini, donne che si tirano indietro a volte per paura, ma a volte anche solo per rimanere un po’ sole, donne attrici protagoniste di una vita tanto colorata quanto fragile, in una primavera ancora all’inizio.

 

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