Europa e noi: le relazioni che generano libertà

di Francesca Radaelli

Che fine farà l’Europa? Che fine faremo noi? Sono le domande intorno a cui si è discusso con il sociologo Mauro Magatti nel corso della serata organizzata dal gruppo Monza Ambiente Solidarietà lo scorso 13 maggio presso la biblioteca del Carrobiolo a Monza. La prima parte dell’incontro, dedicata all’Unione europea, è stata condotta dal giornalista esperto di geopolitica Alfredo Somoza, mentre la seconda parte della serata è stata dedicata alla presentazione del libro scritto da Mauro Magatti e Chiara Giaccardi “Generare libertà”, in dialogo con il pedagogista Mino Spreafico.

La serata, introdotta da Fabrizio Annaro, si è aperta con un richiamo alla figura di Aldo Moro, a cui il giornalista ha recentemente dedicato una lettura scenica, e alla sua visione di Europa: integrata, autonoma dagli Stati Uniti d’America, in dialogo con il mondo arabo e il Nordafrica. “Ci sono oggi, alla vigilia del voto per le elezioni europee, forze politiche in grado di riprendere la visione di Moro?”, si è chiesto Fabrizio Annaro.

Fabrizio Annaro (a sinistra) e Alfredo Somoza

Il sogno europeo oggi: cosa resta?

A Mauro Magatti, ospite dell’evento, Alfredo Somoza ha chiesto di tracciare un bilancio del processo di realizzazione del “sogno europeo” che fu di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, e poi di Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer: “All’interno dell’Unione europea è stata realizzata la pace, ma gli Stati Uniti d’Europa sono ben lontani a venire. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?”, ha domandato Somoza.

Magatti ha ricapitolato alcune tappe del grande sogno europeo, nato prima ancora del fascismo e del nazismo e realizzato dopo le grandi tragedie europee della Seconda guerra mondiale. Un sogno che è cresciuto nel tempo, scontrandosi con gli interessi nazionali ma anche evolvendosi sul piano economico, in particolare con l’ipotesi formulata da Jacques Delors negli anni 80, secondo cui costruendo un’economia integrata si sarebbero poste le basi per l’unione politica. “In realtà nonostante il trattato di Maastricht del 1992 e l’avvento della moneta unica, l’Unione europea ha affrontato la crisi economica del 2007-2008 senza una struttura politica efficace”, ha spiegato Magatti. “Quella crisi ha segnato la nascita dei populismi e la fine delle promesse della globalizzazione: pace e benessere per tutti”. Positiva, per il sociologo, è stata la risposta alla pandemia Covid a fronte della quale l’Unione ha agito in modo tempestivo con interventi politici – come il Green New Deal. Con la crisi in Ucraina sono però uscite di nuovo le incertezze e le divisioni. “I pezzi d’Europa costruiti finora non sono sufficienti”, dice Magatti. “La sfida è non perdere il sogno. La domanda cosa possiamo immaginare ora”.

Mauro Magatti (a sinistra) e Alfredo Somoza

L’Europa e i diritti

In un mondo assediato da regimi autoritari l’Europa può “esportare i diritti”? , chiede a questo punto Alfredo Somoza. L’Unione può svolgere una funzione irradiatrice dei diritti, almeno verso i Paesi confinanti?

Nella sua risposta Mauro Magatti analizza criticamente proprio il concetto di diritti individuali alla base dell’idea europea di libertà. Cita il filosofo russo Alexandre Kojève, interprete della Fenomenologia dello Spirito di Hegel nell’Europa degli anni Trenta e la sua idea di “Stato universale e omogeneo” che si realizza con il trionfo della razionalità tecnica e della libertà individuale, nel momento in cui la ragione si libera dalla dipendenza da Dio. Un modello secondo cui tutti saremo uguali dentro ad apparati razionali. “Un modello molto astratto”, commenta Magatti, “le cui caratteristiche sono oggi alla base di alcune delle principali contestazioni all’Europa. Gli apparati istituzionali attuali sembrano aver preso un’altra strada rispetto al sogno dei padri fondatori di una forma politica nuova caratterizzata da una matrice comune. Spesso, come si è visto nella crisi ucraina, manca l’elaborazione di un punto politico comune. Senza di esso, è difficile stare insieme. Insomma, in un mondo diventato piccolo, l’Europa deve dirsi cosa vuole essere”.

Una nuova sovranità: “relazionale”

A questo punto, al sociologo Magatti, Alfredo Somoza chiede se esista effettivamente una “società europea”.

La risposta, nel mondo globalizzato, coincide con una nuova domanda che Magatti si pone: Che cos’è la società?  “Il mondo negli ultimi decenni ha fatto un salto pazzesco, il Pil mondiale è raddoppiato nel giro di 20 anni dal 1990 al 2010. Per esistere dobbiamo costruire dimensioni diverse. Gli elementi fondanti l’Europa sono i diritti, la democrazia e il welfare, elemento strutturale che sostiene le democrazie europee. Ora però tutto ciò viene messo alla prova da due grandi sfide: la sostenibilità ambientale e la fase evoluta della digitalizzazione”. Per Magatti, anche se una società europea non esiste, è importante che il Vecchio Continente si dica cosa vuole essere, in un mondo in cui è in crisi il concetto di modernità figlio dell’Umanesimo e basato su tre sovranità: quella dell’io, quella dello Stato e quella dell’impresa. Oggi questi tre enti – io, Stato e impresa – esistono solo in relazione, rispettivamente con altri individui, altri Stati, altri fattori ambientali o politici. “Bisogna pensare a una forma politica nuova, basata su una sovranità relazionale. Occorre inventare forme politiche nuove, che siano diverse dalle forme istituzionali dell’Ottocento e l’Unione europea avrebbe le carte per proporsi come modello, per indicare al mondo una strada. Attingendo anche alla sua cultura millenaria”.

Generare libertà

Questa idea dell’uomo come essere relazionale è alla base anche della riflessione contenuta nel libro scritto dallo stesso Mauro Magatti insieme a Chiara Giaccardi: “Generare libertà. Accrescere la vita senza distruggere il mondo”, che è stato presentato nella seconda parte della serata insieme al pedagogista Mino Spreafico. “Ho riconosciuto in questo libro tre parti: nella prima si descrive un punto molto basso della crisi della società, nella seconda c’è una meditazione sul significato delle relazioni, nella terza la proposta dei due autori”.

Più vita, o più morte?

Il primo punto è legato all’emergere di comportamenti autodistruttivi, all’interno di una società che ha aumentato le “possibilità di vita” attraverso l’aumento dei consumi, il progresso delle cure mediche, il miglioramento dell’istruzione. Con una media di un suicidio ogni 10 ore, è cresciuta però anche ciò che Freud chiama la pulsione di morte, legata indissolubilmente al principio di piacere: “E’ un dramma per gli adolescenti”, spiega Magatti, “la ricerca del benessere in ogni momento impedisce di vivere la vita che, di per sé, è esposizione al rischio”.

Mauro Magatti e Mino Spreafico

Vita, relazione e libertà

Il secondo passaggio è legato invece al concetto della vita come relazione: “Anche la scienza ci dice che la vita è relazione: non esiste forma di vita che non sia in relazione, a partire dalla cellula”, spiega Magatti. “Questo non significa che le relazioni negative non possano essere messe in discussione. L’essere umano è libero nella relazione, ma non è possibile sostenere che si è liberi se ci si scioglie dalle relazioni, come sembra affermare un tipo di mentalità diffusa tra i giovani. Piuttosto, in quanto liberi dobbiamo domandarci quali relazioni vogliamo mettere al mondo. Abbiamo la responsabilità di decidere quali relazioni vogliamo far esistere”.

Mauro Magatti e Fabrizio Annaro

Desiderio e libertà

L’ultimo passaggio riguarda il desiderio e la libertà. “Il desiderio è sempre altro da me, come diceva già sant’Agostino, e poi la psicanalisi nel Novecento”, spiega Magatti. “Non tanto il desiderio degli oggetti, piuttosto il desiderio di riconoscimento, il desiderio di essere il desiderio di un altro. Seguendo Jessica Benjamin, psicanalista americana che ha studiato la relazione mamma – bambino, pensiamo che il godimento più alto dell’umano stia nel realizzare qualche frammento di possibilità in cui il tuo desiderio si incarna nel desiderio dell’altro che va avanti oltre te: come la madre che vede il bambino diventare altro e desiderare altro. Il mondo degli oggetti serve perché quella relazione di godimento ha bisogno di mediatori: per l’imprenditore il “godimento” è far guadagnare spazi di vita a uomini e donne che lavorano nella sua azienda, la realizzazione di un insegnante è nel vedere fiorire i suoi studenti. Far circolare la nostra libertà sugli altri è il “godimento” della nostra vita”.

Il pubblico

Al termine delle due conversazioni le domande del pubblico pongono interrogativi ancora più ampi, sia sull’Europa -in particolare sul ruolo del cristianesimo e dei cristiani nell’Unione europea – sia sui nuovi, possibili, scenari aperti dalla relazione tra intelligenza artificiale e pensiero umano.

Gli interventi sono numerosi e articolati. Segno che i “semi” lanciati nel corso della serata hanno iniziato a far crescere spazi di riflessione e condivisione tra i presenti. Un altro, interessante, modo di “generare libertà”.

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