Europei nel segno dell’equilibrio

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di Luigi Losa

Partiti. In attesa del primo vero big-match (ma sarà poi così?) Inghilterra-Russia della serata di sabato, gli Europei di calcio in Francia hanno già dato i primi responsi: tre partite tre vittorie ma che potevano anche essere tre pareggi e nessuno avrebbe avuto niente di che ridire. Per la serie l’è dura per tutti, anche per la Francia padrone di casa e superfavorita con un supersquadrone di superstelle (Pogba, Griezman, Giroud, Martial tanto per citare alcuni fenomeni) che ha faticato non poco con la Romania: 2 a 1 il risultato maturato ad un minuti dalla fine con quel che si dice un ‘gollasso’ di Payet, bel centrocampista che diventa subito eroe. Questa la partita inaugurale di venerdì sera.

Nel pomeriggio di sabato due match, il primo tra la Svizzera di Petkovic (già allenatore della Lazio) e l’Albania dell’italiano De Biasi (in predicato di allenare anche la nazionale italiana) che ha già fato il miracolo di portare la squadra delle aquile a questi Europei. Passano i rossocrociati per 1 a 0 ma salvati dal loro portiere Sommer mentre il suo opposto Berisha (altro laziale) è uscito a farfalle.

Terza partita tra Galles e Slovacchia e anche qui vittoria risicata e sudata per 2 a 1 a favore dei britannici grazie ad un ‘gollonzo’ di Robson-Kanu dopo che, andati in vantaggio con il solito straripante Bale, erano stati ripresi da Duda.

Ma gli Europei di calcio non sono soltato pallone, nel bene e nel male.

C’è la bella campagna di Save the children lanciata per sensibilizzare e per richiamare l’Europa al dovere di accoglienza e protezione dei migranti giunti nel continente dopo viaggi drammatici, ed in particolare dei più vulnerabili che sono i bambini.

“Le reti degli europei loro le hanno viste tutte”, questo il messaggio dell’immagine meme virale che ritrae in fotografia alcuni bambini profughi bloccati al di qua di una rete metallica, simbolo dei tanti muri e barriere che l’Europa ha eretto scegliendo di proteggere i propri confini invece dei bambini stessi. Per la serie non c’è solo la rete della porta dove entra il pallone e scatena l’entusiasmo per il gol. L’immagine viene veicolata sui social: peccato non sia uno spot da trasmettere a raffica del tipo di quelli che accompagnano la Champions con i giocatori (e non solo) più famosi che si tolgono in successione la maglia pronunciando la parola ‘No razzismo’ in tutte le lingue.

Poi c’è il ritorno degli hooligans inglesi (ma non erano stati così bravi a neutralizzarli, sterilizzarli, etc., etc., i sempre grandi sapientoni al di là della Manica) che hanno devastato Marsiglia contro i profughi, contro l’Europa, contro tutto e contro tutti. Ma perché non se ne stanno a casa loro e si giocano il loro campionato, Inghilterra compresa per la quale dovrebbero tifare perche diventi proprio campione d’Europa? Ma ‘sta gente il cervello ce l’ha o se l’è ovviamente bevuto con whisky e birra?

Infine mi ha molto sorpreso la storia, raccontata dal figlio sul ‘Corriere della Sera’, dell’unica ma prima e totalmente dimenticata vittima dell’attentato peraltro sventato allo Stade de France del 13 novembre scorso prima delle carneficine per le strade di Parigi e al Bataclan. Si chiamava Manuel Colaco Dias aveva 63, faceva l’autista di pullman a Reims e quella sera aveva accompagnato un gruppo di tifosi a vedere la partita Francia-Germania. Non era entrato per parlare con la moglie al telefono. Ma quella chiamata non è mai arrivata e la famiglia ha impiegato un giorno per sapere che era morto. Ma quel che è peggio nessuno se n’è più ricordato, anche agli Europei.

P. S. Anch’io come il famoso ispettore Rock della brillantina Linetti, pur avendo conservato qualche capello, ho commesso un errore: le partite dell’Europeo saranno alla fine 51 e non 36 come avevo scritto. Speriamo di farcela.

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