di Giacomo Laviosa
Pallone d’oro 1965, Eusébio da Silva Ferreira ha segnato la storia del calcio mondiale. Fisico possente in grado di correre i 100 metri in 11 secondi, dotato di tiro forte e preciso, progressione irresistibile, dribbling secco, Eusébio ha avuto una capacità realizzativa impressionante: secondo una statistica inglese, 744 gol in 716 partite tra campionato, coppe, Nazionale e altro.
Nato a Lourenco Marques, Mozambico, ultimo di otto figli, orfano di padre a cinque anni, i primi calci al pallone li diede per strada a piedi nudi per necessità, finché non entrò nello Sporting di Lourenco Marques, affiliato allo Sporting Club di Lisbona. Ma il Benfica lo sottrasse agli storici rivali con un colpo di mano. Così a sedici anni Eusébio si trasferì a Lisbona.
Il giovane mozambicano non ebbe problemi di integrazione, ne calcistici né umani. Eusébio da Silva Ferreira era un giocatore del Benfica, cittadino portoghese, speranza fulgida di una nazionale che si affacciava per la prima volta alle grandi ribalte. Lo chiamavano “la pantera nera”.
Nel 1962, la consacrazione internazionale. La «pantera nera» mette il sigillo sulla Coppa dei Campioni. Ad Amsterdam, finale Real Madrid-Benfica: gli spagnoli sono in vantaggio per 3-2, grazie ad una tripletta di un’altra leggenda del calcio, il magiaro Puskas. In apertura di ripresa pareggia Coluna, poi una doppietta di Eusébio in tre minuti fissa il risultato sul definitivo 5-3.
Altro capitolo fondamentale in una carriera di successi, i Mondiali del 1966 in Inghilterra. Dopo aver battuto il Brasile di Pelé, ai quarti di finale il Portogallo si trova sotto di tre gol con la rivelazione Corea del Nord (che l’Italia del pallone ricorda ancora oggi); sarà un poker della Perla Nera a ribaltare il risultato garantendo ai suoi il passaggio alle semifinali contro l’Inghilterra padrona di casa. Eusébio sarà, con nove reti, capocannoniere del torneo.
Nel 1975, l’anno dell’indipendenza del suo Mozambico in seguito alla Rivoluzione dei garofani portoghese, Eusébio lascia il Benfica nel 1975 dopo aver vinto 11 campionati (sette volte capocannoniere) e cinque coppe nazionali. Finirà la carriera oltreoceano dividendosi tra Stati Uniti, Canada e Messico.
Manterrà per sempre uno stretto legame con il Benfica, che gli dedicherà una statua all’ingresso dello stadio Da Luz di Lisbona. Dopo la sua morte il governo portoghese ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale.
Il 3 luglio 2015 le spoglie di Eusébio sono state traslate al Pantheon nazionale, nel corso di una cerimonia durata 5 ore che ha toccato diversi luoghi simbolici fra cui lo Stadio Da Luz, il parlamento e la sede della Federcalcio con discorso finale del Presidente della Repubblica.