Un fantasma si aggira per il mondo: il sistema bancario ombra

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Che cos’hanno in comune il rallentamento dell’economia cinese, il fallimento della città di Detroit e il debito pubblico europeo? La risposta, secondo autorevoli economisti, si trova nella finanza opaca: il cosiddetto shadow banking, o “sistema bancario ombra”, formato da un insieme di intermediari finanziari non bancari che fornisce servizi simili a quelli delle banche commerciali tradizionali. Un mondo variegato che comprende fondi speculativi, fondi del mercato monetario e veicoli di investimento strutturato.

Le banche di investimento condurrebbero gran parte dei loro affari in questo sistema, nonostante la maggioranza di esse non sia classificata come istituzione autorizzata a farlo. Malgrado i controlli pubblici sul funzionamento di queste banche, è stata pratica comune effettuare transazioni in modo che non comparissero nel bilancio convenzionale, e così non fossero visibili ai comuni investitori. Non parliamo di pochi soldi: questo sistema finanziario parallelo, che nel 2007 muoveva 25.000 miliardi di dollari USA, nel 2012 viene stimato da Bloomberg pari a 67.000 miliardi.

In Cina, invece, la finanza ombra vale 4000 miliardi di dollari USA e monopolizza praticamente il mercato dei prestiti bancari. Infatti, fino a ieri, le banche ufficiali difficilmente concedevano soldi a cittadini e imprese. Si sta ora tentando di smantellare il sistema lasciando libere le banche affinché possano concedere credito.

Proprio da questa finanza opaca negli ultimi anni sono partite le “infezioni” che hanno seriamente compromesso la salute del sistema finanziario mondiale. Per esempio, nel 2005 la città di Detroit ha fatto ricorso a questi fondi per coprire le spese correnti, immaginando che il ciclo economico che all’epoca garantiva bassi tassi di interesse e un’inflazione quasi nulla fosse eterno. In quel contesto macroeconomico c’erano molte banche che rincorrevano rendimenti più alti rispetto alle percentuali irrisorie del mercato. Sono state infatti banche svizzere, tedesche e belghe a prestare soldi a Detroit senza condizioni, in cambio di lauti profitti.

In precedenza altre banche avevano venduto i bond argentini al 15% di interesse prima del default. Subito dopo il fallimento del Paese, i fondi avvoltoi hanno comprato a prezzo di svendita gli stessi titoli, e in seguito hanno preteso dal governo di Buenos Aires il pagamento dei bond al loro valore nominale, aprendo una battaglia legale ancora in corso.

Il fallimento di Lehman Brothers, che nel 2008 dà il via allo scoppio della bolla speculativa e alla conseguente crisi economica globale, è l’anello iniziale di quella catena di instabilità sistemica finanziaria ed economica che oggi minaccia qualsiasi ipotesi di ripresa.

Ma che cosa c’entrano le tasse degli europei? La risposta è che le banche esposte nel fallimento di Detroit (e non solo) sono state “salvate” dagli Stati europei; e che il costo di questo “salvataggio” rischia di essere trasferito sui cittadini attraverso la fiscalità. Per ora ha ingrossato i debiti pubblici degli Stati che, in questi ultimi 5 anni, sono cresciuti in Europa di oltre il 50%.

La finanza ombra rappresenta dunque il problema-base della deregolamentazione dell’economia mondiale, con tutte le sue drammatiche conseguenze. Anche se a parole molti governi vorrebbero smantellarla, finora nulla è stato fatto.

È invece indispensabile ridimensionare le scorribande di quei soggetti finanziari che, come unico scopo, hanno quello di speculare senza valutare adeguatamente il rischio, perché in caso di bisogno sono sicuri di poter sfruttare il paracadute statale. Attualmente questa situazione non è più sostenibile: i “salvataggi” e i costi della crisi hanno portato il livello dei debiti pubblici molto vicino alla soglia massima oltre la quale c’è solo il default se non riparte l’economia. In poche parole, se oggi si ripetesse la crisi del sistema bancario del 2008 gli Stati non avrebbero più riserve per intervenire. Nel frattempo, i cittadini continuano a pagare il costo della finanza, unico settore che viene “salvato” a prescindere, con più debito e meno servizi. Una miscela esplosiva.

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Alfredo Somoza

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