L’ALASKA a suon di rock

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ALASKA è il titolo del loro terzo album, edito nel 2014 da Woodworm. Loro sono un quartetto punk/rock perugino e per la loro band hanno scelto questo curioso nome: FAST ANIMALS AND SLOW KIDS. Per i più sono i FASK e dal 7 di febbraio hanno iniziato un tour, portando in giro per l’Italia le note del nuovo album e non solo. Pronti a incendiare nuovamente i palchi e a travolgere il pubblico con la loro musica graffiante e accattivante sono Aimone Romizi (voce, chitarra), Alessandro Guercini (chitarra) e Alessio Mingoli (batteria). Della nascita, dell’evoluzione e della ricerca abbiamo parlato con il cantante Aimone.

Partiamo dall’inizio: come è nato il vostro gruppo e come avete scelto il nome?

La band nasce nel corso delle superiori, precisamente nel 2007. È la solita storia: degli amici che si ritrovano a suonare per contrastare la noia. Abbiamo iniziato in una minuscola sala prove vicino a Perugia e inizialmente prima di decidere la formazione definitiva, abbiamo girato diverse formazioni. Mentre per il nome della band.. ormai il vero significato lo diciamo senza problemi: deriva da una traduzione molto acerba di uno sketch dei Griffin che ci faceva molto ridere; non se hai presente il reality show che piaceva a Peter:  era un bambino che veniva inseguito da una tigre. Abbiamo scelto questo nome, perché onestamente  pensavamo di rimanere in sala prove per sempre e invece.. ci ritroviamo a girare ovunque con un nome da deficienti!

Quali sono i generi e i gruppi che più vi influenzano e quale è il genere predominante?

Ognuno di noi ha dei gusti personali, tuttavia i generi che ci accomunano sono il rock, il punk come quello dei Green Day. Nel nostro genere si ritrova anche l’hardcore. Ultimamente ci siamo evoluti, anche perché quando la musica diventa così importante per la tua vita, non puoi fare a meno di prendere questo indirizzo; stiamo ascoltando molto Bruce Springsteen, Titus Andronicus, Rolling Stones, Lou Reed, Cloud Nothings.

Come nascono i vostri pezzi? Componente prima i testi e poi gli arrangiamenti? Vi capita di litigare durante la fase di composizione?

Siamo molto democratici e partiamo sempre dalla musica. È successo soprattutto per questo ultimo disco che testi e musica siano nati in due momenti diversi e che dopo sia susseguito tutto il procedimento per renderli un tutt’uno. Questa fase di composizione, è  un processo che porta a litigare in sala prove, perché nel momento in cui decidi che un pezzo deve piacere a tutti e quattro è difficile, alla fine vince sempre la democrazia. Se c’è qualcosa che non piace, non lo portiamo avanti. Siamo una band che necessita di suonare in maniera convincente e se qualcosa non soddisfa mentre la suoni, non potrai di certo conquistare il pubblico.

Come avviene la preparazione di un disco?

Ci rinchiudiamo nella nostra minuscola sala prova e rimaniamo lì fino  a ché non viene tutto alla perfezione.

Mi ha fatto sorridere una frase che ho letto: avete definito ALASKA freddo come un solero al mojito in gennaio. Me la spieghi?

ALASKA in sé ha una tematica cupa e tetra, per tematiche personali, distanze relazionali che si formano nel corso della vita. Va a rivedere un trascorso personale, che ci ha segnato personalmente e ci ha messo un po’ alla prova, perché parla di relazioni che appunto si raffreddano nel corso del tempo.

Quale messaggio volete trasmettere con le vostre canzoni? Parafrasando una vostra canzone: come reagiresti al presente?

Con “Come reagire al presente” noi facciamo riferimento a tutto ciò che nel passato, come i sacrifici, ha portato a enormi risultati: i palazzetti pieni di gente, le persone che cantano le tue canzoni.. è tutto molto emozionante! E per noi è la musica ciò che ci permette di reagire al presente, ognuno trova la propria strada, noi l’abbiamo trovata nella musica. Per quanto riguarda i messaggi da trasmettere, ti confesso che noi non vogliamo comunicare proprio niente. Abbiamo sempre pensato a scrivere di eventi riconducibili a eventi della nostra vita, non siamo una band che vuole fare la morale.

Rispetto a quando obbligavate i vostri amici a partecipare ai vostri concerti, perché era brutto suonare davanti a palchi vuoti, cosa è cambiato?

È cambiato che adesso non dobbiamo costringerli più, c’è gente che viene per scelta a sentirci. Sono tornati amici normali, con cui andare a bere una birra. È cambiato che non dobbiamo più costringere le persone, ed è bellissimo!

Cosa caratterizza un vostro concerto?

Non saprei dirtelo, forse l’aggettivo più corretto sarebbe  strano! Durante i nostri concerti si crea un’atmosfera particolare: una sorta di co-partecipazione  tra noi che suoniamo e le persone che sono venute a sentirci. Non succede a tutti i concerti, quasi come se fossimo tutti insieme: capita che ci sia un calo nella band e allora il pubblico compensa con la carica energetica oppure viceversa. Si forma una vera e propria sinergia liberatoria, che elimina quel confine che esiste tra palco e pubblico.

Jacopo si sposa: a volte sembra inconciliabile e impensabile che un musicista possa avere una stabilità affettiva..

Lo è, lo è. È davvero inconciliabile! Noi siamo una band un po’ anomala, perché combattiamo per mantenere questa stabilità. Siamo tutti fidanzati da anni, e veramente siamo talmente legati alla nostra quotidianità perugine, ai nostri amici.. e ci teniamo a rimanere così! Come dire, siamo un po’ chiusi nel nostro borgo! E per Jacopo, penso che sia proprio un caso raro.

I FASK suoneranno live al Circolo ARCI di Mariano Comense venerdì 27 febbraio.

Chiara De Carli

fotografie © Alessio Albi e Promorama

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