I fatti di Seregno: l’amarezza di un calabrese

Riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera aperta indirizzata a Luigi Losa e firmata da Valerio D’Ippolito responsabile dell’Associazione Libera di Monza e Brianza
Caro Losa,
Ho letto, se pure con ritardo, le tue amare considerazioni sulle notizie di Seregno (la tua città), e ti capisco perfettamente. 

Ti capisco cosi bene perché quello stato d’animo, per un calabrese come me e per tanti, tantissimi altri, ti posso dire che è quasi pane quotidiano.

Credimi, non è facile dover convivere con una idea del proprio luogo di origine (sia essa una città, una regione o un intero paese) che viene identificato come luogo con connotazioni cosi negative. Si è troppo spesso portati a rimproverare chi parla di questi argomenti, chi lancia l’allarme sulla penetrazione delle mafie nel territorio brianzolo, con l’argomento che cosi facendo si denigra un territorio.

Quanto danno fa, a quel territorio, quando poi il fenomeno viene a galla in maniera cosi dirompente? Non è arrivato il momento, non è questo un “campanello d’allarme” (si fa per dire) di uscire da certe argomentazioni molto ambigue e anche un po’ comode ed occuparsi in maniera seria del problema? Non è il momento di rompere il silenzio?

Quando succedono fatti cosi traumatici, ci sono responsabilità da parte di tutti, nessuno si può chiamare fuori, la politica, le istituzioni, le forze sociali  incluso il mondo dell’informazione che da conto di quanto accade (come solo in parte è normale che accada) sempre dopo l’intervento della magistratura e quando i danni ormai sono stati fatti.

Non è arrivato il momento di abbandonare quelle paure che per non denigrare il proprio territorio portano al silenzio e al dilagare del malaffare, fino a quando poi la realtà si incarica di sbatterci in faccia che un terzo degli arresti dell’inchiesta Infinito sono stati fatti in Brianza e che negli ultimi 7/8 anni questo territorio è investito da inchieste e arresti che sembra diventata una sorta di Calabrianza?

Se a Seregno si continua a pensare che la mafia non c’è, o al massimo che riguarda Desio, e che in ogni caso è un problema che riguarda il Sud, temo che il tuo sentimento di comprensibile amarezza, e che esprime un sentimento oggi diffuso a Seregno, passerà, e tutto ritornerà come prima dopo la bufera.

Un caro saluto

Valerio D’Ippolito 

Il commento del direttore de Il Dialogo di Monza Fabrizio Annaro

Caro Losa, Caro D’Ippolito

Dobbiamo essere ottimisti e ci sono tutti gli elementi per esserlo. Se l’arresto del Sindaco di Seregno ha provocato shock e amarezza, la notizia positiva è che molti hanno reagito e sono pronti ad impegnarsi per consentire alla legalità di prevalere sul malaffare. Abbiamo pubblicato la lettera aperta del gruppo di seregnesi “Ci sta a cuore la nostra città” (leggi) che è un importantissimo segnale che rompe l’indifferenza ed è un invito ad essere emulati non solo per rilanciare la questione morale, ma perché le nostre città stanno a cuore  ai loro cittadini molto di più di ciò che immaginiamo.

Credo sia importante anche l’impegno dei media. Ricordate cosa ha significato la campagna congiunta contro le mafie di Maurizio Costanzo e Michele Santoro? Dobbiamo muovere e smuovere le coscienze, trasformare l’indignazione in impegno ed amore per la nostra civis. Questa è anche la missione de Il Dialogo di Monza che continuerà a informare e a proporre occasioni di riflessioni. A quattro anni dalla nostra prima uscita siamo contenti che parlare di buone notizie non è una questione per pochi intimi. La buona notizia, a mio parere,  non è la cronaca del micino salvato dai pompieri (si, se volete anche questa) bensì l’attenzione alla coscienza, la necessità di elaborare gli avvenimenti critici e negativi in chiave positiva, in sostanza è un giornalismo costruttivo.

Un grazie ed un saluto

Fabrizio Annaro 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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