di Daniela Zanuso
«Felicità è un cucciolo caldo» , «Era una notte buia e tempestosa»… sono stati i modi di dire di una generazione che si è riconosciuta in questi bambini che parlavano come adulti.
Parliamo dei Peanuts e del loro papà Charles Schulz nato il 26 novembre 1922 a Minneapolis in Minnesota. La sua prima striscia uscì quando lui ha 14 anni, ma prima di riuscire a pubblicarne un’altra passò un bel po’ di tempo.
La storia di Schulz ha molte cose in comune con quella di un altro grande cartoonist americano che, come lui, incarna il mito americano: Walt Disney. Come lui di modeste origini, ma con una forza di volontà e una determinazione tali da consentirgli di raggiungere successi inaspettati.
Usciti dalla sua penna creativa, i Peanuts debuttano il 2 ottobre 1950. “Peanuts” alla lettera vuol dire “noccioline” ma può anche significare “piccoli incidenti”, “quisquilie” o “sciocchezzuole”, un nome che, tra l’altro, lui non amava affatto.
Da quella data e fino al giorno successivo alla sua morte, avvenuta nel febbraio del 2000, Schulz sarà l’unico autore delle storie che vedono protagonisti Snoopy, un bracchetto dalle molteplici personalità, del suo imbranato padrone Charlie Brown, della sorella Sally eternamente innamorata del tenero Linus, della bisbetica e intrattabile Lucy.
Le strisce di Schulz sono andate avanti giornalmente per cinquant’anni, tradotte in 25 lingue e pubblicate in 75 Paesi. Quasi diciottomila strisce dove Il suo universo creativo spaziava, ma che erano anche impregnate della sua vita: dal nome di Charlie Brown, che era quello di un amico di gioventù, al fatto che, per la figura di Snoopy, si era ispirato ad un bracchetto che la sua famiglia aveva adottato quando lui era ragazzo, alla scelta del nome di Snoopy suggeritogli dalla madre norvegese perché nella sua lingua significa tenerezza.
Negli anni i Peanuts sono passati dalla carta stampata alla tv, poi sono andati sul grande schermo e infine sui palchi teatrali come musical.
Charles è stato un uomo timidissimo e schivo, che ha saputo, attraverso le sue “strisce”, riproporre sentimenti universali con grande leggerezza ed ironia.
Dalla sua morte, e per sua espressa volontà, nessuno ha più disegnato i Peanuts, ma la produzione di mezzo secolo è stata ristampata in molteplici volumi anche in Italia, perchè gli appassionati non si stancano di leggere e rileggere le sue strisce e di tornare a sorridere ogni volta come fosse la prima.