di Mattia Gelosa
Si chiama Filippo Destrieri e per i fan di Franco Battiato, e non solo, il suo non è sicuramente un nome nuovo: dal tour de “L’era del cinghiale bianco” a inizio anni ’80 fino alla metà degli anni ’90, infatti, Destrieri è stato il fidato tastierista del maestro siciliano. Destrieri, Giusto Pio (violinista) e Battiato insieme hanno costruito un sound che ha influenzato tutta la musica italiana, in particolare con il disco “La voce del padrone” (1981), primo fra tutti a superare il milione di copie grazie al successo di perle come “Centro di gravità permanente”, “Bandiera bianca” o “Cuccurucucu”.
Oggi, dopo una separazione senza alcun litigio dal maestro, Filippo continua a portare l’arte del cantautore in giro per l’Italia grazie al progetto “Equipaggio sperimentale”, un tributo a Battiato davvero singolare e che deve il nome a un verso del brano “Via Lattea” (contenuto in “Mondi lontanissimi”, anno 1985).
Noi del Dialogo di Monza abbiamo avuto l’onore di intervistare questo grande musicista e di scoprire alcune curiosità su questo progetto “made in Brianza”.
Com’è nato il progetto “Equipaggio sperimentale”?
L’idea di fare un tributo a Battiato nacque, in realtà, prima del progetto “Equipaggio sperimentale”. Nel 1996 insieme con Gianni Mocchetti, bassista del Battiato del periodo sperimentale, fondai la DE-MO (Destrieri- Mocchetti) per incidere una cover di “Segnali di vita” per l’LP “Battiato non Battiato”, raccolta di cover di brani del maestro fatti da artisti come Carmen Consoli, Mario Venuti o i Bluvertigo. Poi l’esperienza finì lì, ma il mio amico prete, don Marco Rapelli, mi propose di cantare Battiato con me e allora, circa dieci anni fa, nacque l’ “Equipaggio sperimentale”. Oggi, alle mie tastiere e alla voce di don Marco si sono uniti Alessandro Patanè alle chitarre, Paola Molteni ai cori e Ilaria Sironi al flauto traverso.
Siete quasi tutti brianzoli, tranne tu che vivi in Veneto, e avete anche altri impieghi: è difficile conciliare queste cose?
Ecco, sì, don Marco adesso gestisce la parrocchia di Campofiorenzo a Casatenovo e altri dell’ Equipaggio abitano fra Seregno e l’alta Brianza, per cui non è facile per me relazionarmi sempre con loro di persona. Poi loro lo fanno come secondo lavoro, io come primo impiego, per cui la passione ci spinge, ma qualche difficoltà c’è.
Ricordo vostre serate solidali, ci tenete a questa opportunità che offre la musica?
La missione, l’aiutare il prossimo, è prima di tutto prerogativa di Marco, che è un prete, ma è bello quando la musica fa del bene in senso lato. Noi però facciamo serate solidali solo per amici o quando c’è certezza che davvero i fondi vadano dove devono, purtroppo molte iniziative sono solo una facciata per gli speculatori e questo davvero è qualcosa di schifoso. Bisogna sempre stare attenti oggigiorno.
Quali sono le difficoltà che incontra chi canta la musica di Battiato?
Senza dubbio la sua vocalità unica. Canta con voce trattenuta, in modo intimo, sebbene abbia una potenza vocale che nessuno immaginerebbe. Viene spesso additato per il suo essere stonato, ed è falsissimo, ha una precisione musicale incredibile e davvero la sua voce è un dono del cielo, è emozione pura. Dal punto di vista musicale, invece, i brani non presentano grandi difficoltà.
Che rapporti hai con Franco? Sa del progetto?
Certo che lo sa! E ci sentiamo ancora al telefono ogni tanto! Pensa che mi ha concesso di usare addirittura alcuni campionamenti originali che erano stati fatti per alcuni brani. In “Atlantide” per esempio, o per la famosa “E ti vengo a cercare”, quando nel finale campionammo e lavorammo su una corale dal “Vangelo secondo Matteo” di Bach. Quei campionamenti li abbiamo solo noi e lui, quindi che nessuno venga a dire di essere una cover band ufficiale di Franco, altrimenti se la deve vedere con me! (ride)
Com’è stato lavorare con Battiato?
Qui, risponde lapidario e con voce ancora commossa (ndr): “Toccare il cielo con un dito. Un miracolo, davvero, a cui ripenso tutti i singoli giorni.”
Uno come lui ha ancora da dare alla musica di oggi?
Sai, è difficile, l’età avanza e ha una produzione artistica talmente vasta e varia che è difficile immaginare che possa ancora evolversi e avere idee. L’ispirazione col tempo cala, per cui penso che potrebbe anche decidere di cantare live cose vecchie e pian piano lasciare le scene.
Ora veniamo al vostro nuovo cd, “Jubilaeum”, cosa ci dici di questo lavoro?
Il disco è bellissimo ed è nato per il 30° anniversario della parrocchia di Don Marco, quindi si basa sulla musica più spirituale di Franco. Certe canzoni sono davvero preghiere e per farle bisogna avere una certa predisposizione spirituale che solo persone come Marco possono avere. Lui sente le canzoni e questo è fondamentale: quando alla tv senti cantare “La cura” con urla e gorgheggi capisci che davvero 20 anni dopo ancora questa canzone non è stata per nulla capita. Inoltre, nel disco abbiamo anche brani prodotti da Battiato per altri colleghi, come l’ex monaco Juri Camisasca, Milva, Alice e Giuni Russo. “Equipaggio sperimentale” ormai propone non solo Franco, ma anche quelli che chiamiamo i suoi dintorni.
Siete in tour?
Certo, il 20 novembre saremo al teatro Pantagruele di Milano per una serata intima e su prenotazione. Passate dal nostro sito www.equipaggiosperimentale.it per scriverci e venirci a trovare! Sarà l’inizio di un tour con molte date, al momento da definire, ma che toccheranno diverse città e realtà. D’altronde, abbiamo suonato in teatri, ma anche in alcune chiese o per eventi all’aperto. Non ci manca nulla!
Ecco una versione live della cover de “I treni di Tozeur”, successo di Battiato e Alice del 1984 che arrivò quinto all’Eurovision Song Contest ed ebbe poi fama europea: