Fonderia Novara: la magia del crogiolo

Testo, foto e video di Giovanna Monguzzi e Stefania Sangalli

La fonderia Novara inizia la sua attività nel lontano dopoguerra, quando nonno Sereno e un “signore di Torino” decidono di aprire, in quel di Milano, una fonderia  per la tecnica della fusione dell’alluminio in conchiglia a gravità.

E’ il cliente stesso che interpella la fonderia portando il progetto ed il relativo disegno tecnico del particolare da realizzare, dando inizio alla catena di lavorazione. Si comincia così a preparare lo stampo, su di una apposita macchina, in ghisa o acciaio colato, per il prototipo e la campionatura.

Lo stampo, una volta pronto, viene pulito con microsfere di vetro e, prima di essere utilizzato, viene scaldato per evitare la condensa e la conseguente esplosione dell’alluminio e trattato con grafite per evitare che l’alluminio si attacchi ad esso, oppure spruzzato mediante aerografi con vernici isolanti.

L’alta qualità del servizio offerto permette all’azienda di ingrandirsi e di far fronte alle richieste del mercato in piena espansione. Negli anni ’60 nonno Sereno decide così di dividersi dal socio di Torino. Costruisce il suo primo capannone nella ridente Brianza, a Usmate Velate, avvalendosi dell’aiuto del figlio Giorgio e dei suoi fidati lavoranti. Al mattino partono tutti quanti da Sesto San Giovanni sul pulmino del “padrone” per raggiungere Usmate Velate e ritornare la sera dopo una giornata di lavoro. Sereno è così affezionato ai suoi operari che, quando decide di andare ad abitare ad Usmate Velate, mette a loro disposizione una macchina per raggiungere il posto di lavoro.

I prezzi concorrenziali e il passaparola permettono alla fonderia di ampliarsi: un primo intervento negli anni ’70 e il successivo negli anni 2000. Ora sono Roberto e Cristina, con l’aiuto dei nipoti e di qualche lavorante, a portare avanti il nome della ditta.

La fusione dell’alluminio in conchiglia a gravità, grazie alla sua estrema precisione, garantisce una buona finitura e una discreta accuratezza dimensionale. Inoltre, offre ottime caratteristiche meccaniche prestandosi ad essere impiegata in svariati settori industriali dal chimico al tessile, dai trasporti  all’arredamento.

La loro produzione, infatti, varia dagli angolari per letti delle navi, alle ventole di raffreddamento dei treni, agli accessori per disegnatori, a forcelle e morsetti per telai, alle gambe dei divani o dei tavolini che sono modelli di design di alta qualità.

Entrare nel laboratorio è come entrare in un luogo magico. Il forno alimenta il crogiolo dove i lingotti di alluminio, lucenti e regolari, si fondono creando un liquido denso e pastoso, che viene prelevato con lunghi mestoli come da un grande pentolone e che ritorna solido una volta versato negli stampi.

Magia a parte è veramente interessante seguire la lavorazione, apprendere che l’alluminio si acquista in lingotti da aziende piemontesi e venete e che nel crogiolo, fatto di pietra refrattaria, vengono fusi circa 500 Kg per volta ad una temperatura che si aggira sui 700 gradi. Una volta inserito nei canali di alimentazione detti matarozzi, la   solidificazione del metallo è quasi istantanea e perde  solo lo 0,7% di ritiro volumetrico.

Una volta solidificato il pezzo in questione, i matarozzi vengono tolti e riutilizzati come alluminio da fondere. Nulla viene perduto!

La famiglia Novara porta avanti con orgoglio, soddisfazione e molta professionalità questa attività, collaborando con ditte storiche e importanti del territorio italiano. Usano sia tecniche tradizionali che innovative, quali ad esempio la radioscopia, per controllare la presenza di bolle d’aria o difetti occulti che potrebbero portare ad un abbassamento del livello di perfezione del pezzo.

Queste qualità permettono all’azienda di proseguire nel lavoro tanto amato dal nonno e di dare la possibilità di  occupazione anche a qualche giovane volenteroso.

Ecco un video girato all’interno della fonderia:

 

 

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