di Daniela Annaro
Era il 19 maggio 1923. A Monza, alla Villa Reale, si apriva la prima edizione della Mostra Internazionale di Arti Decorative cioè la Biennale di Monza. Una storia che viene raccontata ora a Forlì, ai Musei di San Domenico, nella mostra ‘Art Décò. Gli anni ruggenti in Italia’ (fino al 18 giugno 2017).
E’ curata da Valerio Terraroli con la collaborazione di Claudia Casali e Stefania Cretella. Inizia,dunque, da Monza l’ avventura di una delle stagioni più effervescenti della creatività italiana, che ha dato il via alla proficua collaborazione tra industria e bellezza. Alla prima edizione monzese parteciparono artisti come Fortunato Depero, architetti e designer quali Marcello Nizzoli e Giò Ponti. Un livello qualitativo altissimo, capace di coniugare arti minori e arti maggiori , una sorta di grande prologo in vista dell’affermazione definitiva del made in Italy.
Ai Musei di San Domenico di Forlì, un’appassionante sequenza di sculture, dipinti, mobili , gioielli, abiti ,perfino la ricostruzione di vagoni ferroviari di gran lusso, documenta quello che fu il modus vivendi delle classi alte italiane e non. Perché erano loro i beneficiari di tanta bellezza, gli unici che potevano godere di quegli oggetti eleganti e originali. I curatori hanno definito in termini temporali la loro ricerca: si va dai primi anni venti del Novecento fino alla grande crisi del 1929 e spiegano:
Il Déco gioca le proprie carte sul terreno dell’identificazione della bellezza con la decorazione avendo l’obiettivo di creare atmosfere lussuose, pervase di eleganza, di squisitezza del tono, di leggere e funamboliche invenzioni, realizzate attraverso una sempre ricercata preziosità dei materiali, anche a costo di camuffare i meno nobili, ribadendo così il pregio dell’oggetto in se’ come singolo pezzo o come prodotto specifico di un mercato elitario, pur essendo a sua volta la culla della fortuna del made in Italy.
Anni ruggenti scanditi da una certa dose di snobismo e cinismo, alla spasmodica ricerca di felicità e di voglia di vivere che i creativi di allora seppero interpretare in versione assolutamente antinaturalistica. Forme potenti, monumentali, richiami esotici, atmosfere rococò e mitologiche segnano i lavori di grandi maestri. Da Adolfo Wildt a Arturo Martini,da Mario Cavaglieri a Felice Casorati.
Una mostra e il suo territorio. Oltre ai Musei San Domenico, la rassegna è collegata ad altre eventi artistici. A Castrocaro Terme (Padiglione delle Feste) , fino al 2 luglio 2017, si tiene l’esposizione ‘Magiche atmosfere Déco’, un omaggio a Tito Chini, pittore e decoratore come il più noto Galileo Chini. Ancora a Forlì, a Palazzo Romagnoli, fino al 18 giugno, ‘Art Déco e scultura. Wildt nelle collezioni di Palazzo Romagnoli‘. A Faenza, al Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC) , fino al 1 ottobre 2017, il focus dell’esposizione ‘Ceramiche Dècò, il gusto di un’epoca’ è dedicato a figure di spicco locali, ma di assoluto spessore internazionale.