di Daniela Zanuso
Oggi, 13 febbraio 2014, soffia 120 candeline. E’ il cinématographe, o meglio il proiettore cinematografico, che fece il suo esordio l’anno successivo in un locale parigino, il Salon indien del Grand café in Boulevard des Capucines. Gli ideatori, i fratelli Louis e Auguste Lumière, figli di un fotografo ed industriale della fotografia, sono considerati gli inventori del cinema. Solo con questo strumento si può, difatti, iniziare a parlare di cinema. Si trattava di una proiezione di fotografie scattate in rapida successione che creavano l’illusione del movimento. L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat in Francia è forse il più famoso dei cortometraggi dei fratelli Lumière. Girato nel 1895 con il cinématographe, è un film muto, naturalmente in bianco e nero, della durata di 45 secondi. Viene ripreso l’arrivo di un treno, trainato da una locomotiva a vapore e, nonostante l’inquadratura angolata e non frontale, creò il panico nelle sale.
La leggenda dice che gli spettatori, vedendo per la prima volta delle immagini in movimento, fuggirono via dal cinema pensando di essere investiti dal treno. Era il ‘realismo’ della rappresentazione che colpiva il pubblico meravigliato, la naturalezza e la autenticità degli oggetti e dei personaggi che costituivano il fascino e la novità dello spettacolo.
Non v’è dubbio che l’invenzione del Cinématographe segnò una svolta decisiva, una vera rivoluzione, nell’arte, nella cultura e nella società del 20° secolo, producendo non soltanto una nuova tecnica di riproduzione del reale, ma anche una nuova sensibilità visiva, un nuovo modo di osservare gli eventi e di viverli.
Molti altri furono i brevetti che i due fratelli depositarono fra il 1885 e il 1912 (ottantanove in tutto), la maggior parte dei quali riguardanti la fotografia, alla quale si dedicarono con passione, anche perché convinti del fatto che il proiettore cinematografico fosse “un’invenzione senza futuro”.
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