di Rebecca Casati
E’ il titolo del nuovo album, uscito il 5 aprile, della band Pinguini Tattici Nucleari, da poco approdati alla Sony. Questo è infatti l’unico – tra i quattro album pubblicati – ad essere prodotto da una casa discografica.
Ma chi sono i Pinguini Tattici Nucleari
Nascono in Val Seriana, in provincia di Bergamo, quando da adolescenti si divertivano a suonare sigle di cartoni animati e canzoni di Chiesa in versione metal. “Non certo per blasfemia – afferma il frontman Riccardo Zanotti in un’intervista rilasciata a “Il Sole 24 Ore” – ma perché erano le uniche canzoni di cui tutti conoscevamo gli accordi, dato che tutti suonavamo in Chiesa”. Dopodiché hanno stabilito il nome della band che, nonostante le versioni più svariate raccontate da loro stessi, sembra poter essere ricondotto alla semplice traduzione del nome di una birra scozzese. Parliamo della Tactical Nuclear Penguin, che ha la fama di essere anche la più alcolica al mondo. Nel 2014 hanno lanciato il loro primo disco, “Il re è nudo”, al quale seguono “Diamo un calcio all’aldilà” e “Gioventù brucata”.
“Fuori dall’Hype”
Il nuovo album, evidentemente e giustamente, è diverso dai precedenti. Rispetto a quelli autoprodotti sono infatti presenti alcune ballate e lo stile risulta complessivamente più coerente. Allo stesso tempo però, è presente quella ricerca di suoni e generi peculiari che ha caratterizzato la loro produzione già dai primi lavori. Nel complesso, quindi, all’ascolto l’album risulta sì coerente e coeso, ma anche variegato nelle singole componenti. E parlando del nuovo disco, salta subito all’occhio il suo titolo, che a differenza dei precedenti non è un gioco di parole: “Fuori dall’Hype”.
Cosa significa? Sono gli stessi Pinguini a spiegarlo con una metafora. “L’Hype non si spiega, non ha regole: capita, o non capita. Molti artisti passano la vita a inseguire la chimera dell’Hype, corrono e si dimenano per essere i prescelti. Spesso l’Hype si posa proprio su quegli altri artisti che stanno fermi, immobili e non lo desiderano, come una farfalla. Vola dove la porta il vento, e poi se ne va di nuovo. Chi è fuori dall’Hype vive dove il vento non porta farfalle.” Questo concetto, comparso nel linguaggio comune da qualche anno, di fatto identifica l’emozione che accompagna l’attesa di un grande evento.
La tracklist dell’album prevede dieci canzoni e si apre con “Fuori dall’Hype”. Sembra quasi di non star ascoltando un brano dei Pinguini Tattici Nucleari da quanto sia delicato, molto distante dai ritmi vivaci ai quali ci hanno abituato. Tutto sommato un ottimo inizio, ma procediamo con “Antartide”. Nonostante cominci con gli stessi toni delicati del primo pezzo, si rivela essere un brano pop molto orecchiabile, che rispecchia più l’“anima pinguina” della band.
“Lake Washington Boulevard” invece è dedicata a Kurt Cobain, e racconta la storia della sua morte in maniera molto soggettiva, avvenuta al civico 171 dell’omonima strada. Conoscendo i giochi di parole inseriti negli album precedenti, il brano intitolato “Monopoli” non poteva che rimandare ad uno dei più noti giochi da tavolo. Riguarda invece la vita di un ragazzo pugliese e il suo incontro con una ragazza di Shanghai. Proprio in questo brano, giunti nel mezzo del disco, si riesce a riconoscere pienamente lo stile dei Pinguini Tattici Nucleari, seppur più definito. Come, del resto, accade anche con “NoNoNo”, canzone dal ritmo vivace e dalla melodia molto orecchiabile. “La più grande libertà è quella che ti tiene in catene” è una tra le piccole perle disseminate in questo brano.
La seconda metà del disco si apre con un pezzo molto personale, “Scatole”. Al suo interno viene raccontato il rapporto difficile tra un figlio aspirante musicista e un padre che desidera per il figlio un lavoro stabile e sicuro come il proprio. Dopo questa canzone molto intima è il turno di “Sashimi”, forse la più curiosa di tutto l’album a livello musicale, ricca di giochi di parole e metafore azzardate.
A seguire “La banalità del mare”, una canzone estiva contro i tormentoni dell’estate. A causa della sua somiglianza con i pezzi della scena indie italiana credo sia una delle papabili ad essere trasmesse in radio. E per coloro che se lo stessero chiedendo, credo che il riferimento ad Hannah Arendt sia voluto. “Verdura” è il primo singolo pubblicato in attesa del lancio ufficiale dell’album. Qui il testo di Riccardo Zanotti descrive con una insolita vitalità la fine di una relazione. A chiudere l’album è “Freddie”, un brano che pare un riferimento più o meno suggerito a Freddie Mercury, e tratta un argomento molto delicato, ricordando a tutti che l’amore non ha genere.

In conclusione, posso capire i fan più legati alla band che desiderano che i Pinguini rimangano per pochi eletti. Un artista però ha il diritto e il dovere di crescere per poter fare della musica il proprio lavoro. Firmare un contratto con un’etichetta e produrre brani non necessariamente lontani da quelli presenti nella scena musicale italiana non significa perdere in qualità o perdersi nel commerciale. I Pinguini Tattici Nucleari l’hanno dimostrato con questo nuovo disco moderno, ironico, pinguino.
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