Fuori fase: Cittadi – no

di Marco Riboldi

A. è un caro amico.

Da giovane è stato colpito da un amore travolgente, di quelli che durano una vita e superano tutte le delusioni. Lui, straniero, si è innamorato follemente dell’Italia, ancora prima di trovare anche l’amore per un’italiana. Poi è tornato nel suo paese con la moglie (sposata in Italia,  e siccome l’amore per l’Italia è trasmissibile, qualche decennio dopo anche la figlia  è venuta a sposarsi qui).

Ha compiuto una carriera prestigiosa, ha girato il mondo lavorando dal Medio Oriente al Brasile, ma niente: l’Italia gli è rimasta dentro come una malattia.

Adesso ha deciso di farsi un regalo e ha chiesto la cittadinanza italiana, visto che ne ha ampiamente diritto per matrimonio.

Si inviano al Consolato: un documento di identità, certificato penale, certificazione di conoscenza della lingua livello B1, certificato di matrimonio e pagamento di 250 euro. Poi si viene convocati al Consolato, la domanda è accettata e, qui viene il bello: ti comunicano che ci vorranno circa 4 anni.

In realtà la legge prevede 36 mesi, ma prima di iniziare l’iter vero e proprio deve arrivare il certificato di superamento dell’esame di italiano, che le università (italiane) autorizzate, rilasciano in 4 mesi.

4 mesi! Immagino che in tali università ci siano scriptoria dove moderni amanuensi vergano su pergamene certificati in caratteri carolingi, con decorazioni a colori e foglie d’oro, come nelle miniature medievali. Appositi corrieri a cavallo provvedono poi a recapitarli nei vari consolati.

Ora, i 4 anni proviamo ad immaginarceli.

La pratica è lì, ma le ferie estive del 2021 incombono. Poi ci sono le Olimpiadi a Tokio e vuoi non passare qualche notte in bianco per seguire i nostri  atleti? Non è che poi la mattina dopo sei proprio brillantissimo. Verrà autunno e, con uno sforzo, magari un paio di documenti si potranno esaminare. Il 2022 porterà con sé l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica: segui uno scrutinio oggi e uno domani, è un attimo arrivare alla nuova estate.

Con una scatto di efficienza, in autunno si riuscirà a terminare la lettura di tutti i documenti e di decidere di procedere alla stesura del decreto. Ahimè, nel 2023 ci saranno le elezioni politiche e quindi al Ministero degli Interni, competente anche per la cittadinanza, avranno molto da fare. Poi il nuovo governo, il nuovo ministro, ecc. Insomma la pratica riprenderà vita in autunno, quando verrà inviata al funzionario competente a scrivere il decreto.

Qui la pila di richieste si accumula fino al giorno fatidico nel quale il documento, dopo le opportune premesse (vista la domanda prodotta, vista legge n., considerato che…, esaminata la.., ritenuto che… ecc.) sancirà finalmente, dopo tre anni e mezzo, il diritto. Poi si trasmetterà al Consolato della città di A. e, con la opportuna calma, A. verrà convocato per il giuramento che lo farà diventare cittadino italiano, dandogli così possibilità di accedere all’ulteriore calvario burocratico che tutti conosciamo per ottenere il passaporto.

Uno deve proprio voler bene al Bel Paese!

P.S. così per dare un’idea: la costruzione della Torre Eiffel (1887) richiese meno di due anni e mezzo, quella dell’autostrada Torino – Milano (1930) circa lo stesso tempo, per il nuovo ponte di Genova sono bastati venti di mesi.

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