di Marco Riboldi
Il 21 marzo avete tutti detto “oggi è primavera”, vero?
Ma che ingenui! Come se non fosse noto che il 21 marzo è la Giornata Internazionale:
1. per la eliminazione della discriminazione razziale, 2. delle foreste, 3. della poesia 4. del Nowruz (no, non vi dico cos’è, andate a cercare in rete) 5. della sindrome di down
Possibile? Possibile, perché l’ONU nella sua benemerita attività ha istituito circa 140 “giornate internazionali” (anzi “Giornate Internazionali” rigorosamente con le lettere maiuscole) di questo o quello.
E, per carità, i temi sono spesso serissimi e degni di ogni considerazione, ma qualche dubbio sulla efficacia mi pare lecito.
Cosa mai si farà nella “Giornata Internazionale dello sport per lo sviluppo e per la pace” ? ( 6 aprile)
E cosa mai porterà nel mondo la “Giornata Internazionale del jazz” (30 aprile) seguita a ruota dalla “Giornata Internazionale del tonno” ? (2 maggio; sento già salmoni e pesce spada protestare: e noi?)
Tralascio la fondamentale “Giornata Mondiale degli uccelli migratori” che si celebra il secondo sabato del mese di maggio, quando, presumo, legioni di osservatori staranno naso all’insù a controllare che i volatili non sbaglino rotta.
Immagino invece quale autentico terrore provino le soldataglie mercenarie o terroristiche di tutto il mondo nel sapere che il 19 giugno è la “Giornata Mondiale per la eliminazione della violenza sessuale nei conflitti”.
Preferisco pensare alla gioia che deve sicuramente riempire il cuore delle donne africane che fanno ogni giorno qualche ora di cammino per trovare acqua più o meno potabile, quando scoprono che il 15 ottobre è la “Giornata Internazionale delle donne rurali”.
Non vorrei annoiare con l’elenco, che potete trovare sul sito dell’ONU: vi basti pensare che, per non essere di limitata visione, si è pensato a tutto l’universo, fissando al 30 giugno la “Giornata Internazionale degli Asteroidi”.
Ora, per tornare al tema della efficacia di queste iniziative, posso avanzare una modestissima proposta?
Sono abbastanza sicuro che ognuna di queste giornate preveda convegni con prestigiosi relatori (retribuiti e spesati, ovviamente), celebrazioni, buffet e rinfresco, viaggi di delegazioni di ogni paese ecc.
Potremmo, per un anno, cancellare tutto e utilizzare gli stessi soldi per iniziative dirette, senza intermediari burocratici, ma con la consegna del denaro direttamente a medici, operatori, volontari che stanno sul posto e in mezzo alle persone bisognose?
Si potrebbe fare il 25 aprile, per esempio (Giornata Mondiale della malaria) o il già ricordato 21 marzo (per la sindrome di down) o il 19 novembre (Giornata Mondiale dei servizi igienici – dizione che fa sorridere solo noi che li abbiamo in ogni casa).
Allora sì, che sarebbe una bella giornata!
P.S. Devo una precisazione in merito allo scritto di sabato scorso. (leggi qui)
Mi è stato chiesto come potessi criticare la TV visto che io, come detto un’altra volta, non la frequento. Vero: di norma mi limito a un paio di telegiornali di Rai News, a qualche – raro – film, alle fasi salienti delle principali corse ciclistiche, per le quali ho un debole.
Per il resto faccio in genere a meno e mantengo con l’elettrodomestico una relazione che consiste nel leggere le critiche e le cronache giornalistiche.
Quello che ho scritto, però, riguardava un argomento (il fatto che molti personaggi televisivi parlino di questioni a loro assolutamente ignote) che ho potuto facilmente controllare passando una mezz’ora in rete. Il materiale disponibile è sufficiente a rendersi conto.