di Marco Riboldi
Appartengo decisamente alla categoria dei diversamente giovani. Come tutti quelli come me, ho cassetti che ogni tanto rigurgitano cose dimenticate. L’altra settimana è stata la volta di alcune lettere di antiche fiamme.
Beh, un tempo funzionava così… Vedevi una ragazza (avessi detto “una tipa” saresti stato subito tagliato fuori), ti procuravi l’accesso ad una amica comune, ti facevi presentare e lì giocavi le tue carte.
E siccome le ragazze sono ragazze, e amano le parole, spesso cominciavi anche una corrispondenza, magari solo a bigliettini di poche righe.
Se poi tra te e lei c’era qualche km, gli incontri erano scanditi dalle lettere. Era un bel cerimoniale: scrivere, pensando bene le frasi, poi comperare il francobollo, spedire e…attendere. Se poi la relazione era un po’ in bilico, l’attesa era anche un po’ ansiosa.
Va bene, è preistoria: oggi funziona a colpi di cellulare. Più rapido, più semplice. Vedi una “tipa”, recuperi il numero e poi un po’ di messaggi.
Se va bene finisce a “TVTB” ( per i dinosauri come me “ti voglio tanto bene”), se le cose si mettono male è un “VFC” ( beh, questo non ve lo spiego: lavorate di fantasia).
Tutto più rapido, tutto più semplice.
Ma, dai, non ditemi che è meglio!