Gabriele D’Annunzio, il poeta ‘Vate’

di Francesca Radaelli

Poeta Vate, esteta, dandy, eroe di guerra, genio del marketing. Tutto questo è stato Gabriele D’Annunzio, che nasceva a Pescara il 12 marzo 1863. All’età di soli sedici anni scrisse una lettera a Giosuè Carducci, all’epoca forse il più celebre tra i poeti italiani: “Anch’io voglio consacrare all’arte vera i baleni più fulgidi del mio ingegno, le forze più potenti della mia vita, i palpiti più santi del mio cuore, i miei sogni d’oro, le mie aspirazioni giovanili, le tremende amarezze, le gioie supreme… E voglio combattere al suo fianco, o Poeta!”. Aspirazioni e ambizioni mica male per uno studente liceale. Che non restarono solo sulla carta.

Poco tempo dopo, a spese del padre, venne pubblicata la prima raccolta poetica del giovane D’Annunzio, Primo Vere. Un esordio letterario accompagnato da una mossa di marketing non da poco. A ridosso della pubblicazione lo stesso D’Annunzio fece infatti circolare la voce della propria tragica morte per una caduta da cavallo. Risultato: le vendite dell’opera del giovane poeta schizzano alle stelle.

Dopo aver frequentato il prestigioso collegio dei Cicognini a Prato, si inscrive all’università e si trasferisce a  Roma. Qui collabora, come cronista mondano, con diverse testate e sposa la duchessina Maria Altemps Hordouin di Gallese, da cui avrà tre figli. Ma gli amori della sua vita sono molti. Tra i più importanti, quello con Barbara Leoni, ossia Elvira Natalia Fraternali, una relazione che lo porterà a subire un processo per adulterio e che viene in qualche modo riecheggiata nel romanzo dannunziano Il Piacere. E poi l’amore celeberrimo e tormentato con Eleonora Duse, la grande attrice con cui nasce anche un controverso sodalizio teatrale, all’interno di un’intensa attività di scrittura per il palcoscenico da parte di D’Annunzio che culmina nel successo del dramma La Figlia di Iorio.

La Musa, Eleonora Duse e il poeta

Gabriele D’Annunzio è un letterato a tutto tondo. Il suo capolavoro poetico è la raccolta Alcyone, composta da liriche di grande suggestione e musicalità (basti pensare a La pioggia nel pineto) e di influenza simbolista e decadente. Ma scrive anche numerose novelle in prosa e diversi romanzi, divisi in tre cicli: i romanzi della rosa (Il Piacere, L’innocente, Il trionfo della morte), del giglio (La vergine delle rocce), del melograno (Il fuoco, in cui ripercorre alcuni aspetti della relazione con la Duse).

È affascinato dalle teorie filosofiche del tedesco Nietzsche, cui si ispira per definire il proprio personalissimo ideale del superuomo, che influenza oltre alla sua scrittura e il suo stile di vita anche alcune prese  di posizione politiche. Prima si schiera a favore dell’intervento dell’Italia in guerra, in spirito ‘futurista’, poi a supporto del primo movimento fascista guidato da Benito Mussolini, firmando il manifesto degli intellettuali fascisti (anche se durante il Ventennio si esprimerà con toni piuttosto critici verso lo stesso Mussolini).

Ma soprattutto gli ideali di eroismo lo spingono a prendere parte in prima persona a vere e proprie imprese militari che gli valgono importanti onorificenze da parte dell’esercito. Dal volo in aeroplano sopra Trieste nella prima guerra mondiale alla successiva impresa di Fiume, che gli procura grandissima ammirazione e alimenta il culto del Vate eroe D’Annunzio.

Da vero esteta, nel corso della sua vita ha sempre amato circondarsi di cose belle, dalle donne alle opere d’arte. Fino ai particolarissimi pezzi di arredamento che è possibile vedere ancora oggi al Vittoriale degli italiani, la residenza di Gardone Riviera in cui il Vate trascorre gli ultimi anni, morendovi il 1° marzo 1938.

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