Gaetano Donizetti e il mistero del Duca

di Alessandro Arndt Mucchi

Sembra praticamente obbligatorio che i grandi personaggi della storia della musica (e non solo) abbiano vite costellate di mistero. Quasi nessuno conduce un’esistenza lineare, e quasi tutti si ritrovano coinvolti in accadimenti che, se non proprio misteriosi, almeno riescono a stimolare la curiosità del pubblico.

Il più famoso mistero legato a Gaetano Donizetti è probabilmente quello relativo alla sua morte: la storia della sparizione del cranio dalla tomba, e del suo successivo ritrovamento a casa di un nipote dove pare venisse usato addirittura come portamonete. Per quanto sia un avvenimento indubbiamente curioso, con la scusa che oggi si celebra il duecentodiciannovesimo anniversario della nascita del compositore preferiamo raccontare un’altra vicenda, meno macabra e ugualmente interessante.

Dopo la tanta fortuna raccolta in Italia, Donizetti abbandona lo Stivale a causa della censura subita a Napoli dal suo Poliuto, e punta verso Parigi dove troverà il definitivo coronamento di una carriera di grandi successi. L’impatto con l’opera francese non è però indolore, lo stile e le esigenze sono diverse, così Donizetti deve comporre con in mente un pubblico particolare e anche riadattare lavori già scritti.

Si comincia dal Poliuto, che per l’Opéra diventerà Les Martyrs, e si prosegue con la lavorazione de Le duc d’Albe, Il Duca d’Alba, su commissione dello stesso teatro. Siamo nel 1839, le cose stanno andando bene nella vita parigina di Donizetti, quando l’Opéra cambia idea e interrompe un intero anno di lavoro sul Duca chiedendo al compositore di concentrare le sue energie su altro.

Donizetti, Il Duca d'Alba - Roma, Teatro Appolo 1882
Donizetti, Il Duca d’Alba – Roma, Teatro Appolo 1882

Donizetti aveva già scritto i primi due atti e abbozzato il resto, ma come sappiamo il cliente ha sempre ragione e allora mette da parte il lavoro, non senza diversi tentativi di riportarlo tra le preferenze del committente. Non se ne fa niente fino al 1848, quando diventa ormai troppo tardi: Donizetti muore e l’ Opéra conferma che il Duca è troppo frammentato per essere offerto al pubblico, quasi condannandolo all’oblio.

L’eroe della vicenda, o in questo caso l’eroina, entra in scena nel 1881 a Milano. Si tratta di Giovannina Lucca dell’omonima casa editrice, in perenne guerra con i rivali di sempre (i ben più noti Ricordi) per accaparrarsi le gemme più rare. La Lucca fiuta l’occasione e si rivolge al Conservatorio di Milano dove formerà una task force di compositori (Matteo Salvi, Amilcare Ponchielli, Antonio Bazzini e Cesare Dominiceti) per dare una nuova valutazione al Duca d’Alba e scoprire se le parti mancanti possano essere aggiunte senza snaturare l’opera originale.

Matteo Salvi, pupillo di Donizetti, coordina i lavori compositivi e di traduzione del libretto fino alla prima mondiale che sarà nel 1882 al Teatro Apollo di Roma. Tutto bene quel che finisce bene? Come in ogni mistero che si rispetti la risposta è ovviamente negativa: il Duca d’Alba non ha il successo sperato e dopo una manciata di rappresentazioni finisce una seconda volta nel dimenticatoio.

L’Europa degli anni successivi è troppo impegnata per dedicarsi alle cacce al tesoro, e così bisogna aspettare la fine delle due guerre per vedere riaccendersi la fiammella della curiosità. Questa volta i riflettori sono sul direttore d’orchestra statunitense Thomas Schippers che, nella cornice del Festival di Spoleto, propone una versione filologica dell’opera privandola delle aggiunte di Salvi e ricostruendo per quanto possibile l’originale, affiancato alla scenografia da Luchino Visconti che recupera e restaura i materiali utilizzati nella prima del 1882.

Nonostante una seconda rinascita però, Il Duca d’Alba resta ad oggi tra le opere meno rappresentate di Donizetti, in parte a causa della sua natura per forza di cose incompiuta, e in parte per l’enorme peso di altre composizioni acchiappapubblico come L’elisir d’amore e il Don Pasquale

Continua insomma a essere un’opera poco comune, ma se non ci si accontenta del comune e si cerca invece il mistero, ecco che una nuova caccia al tesoro la possiamo fare tutti: scoprire quando sarà la prossima volta che il Duca salirà sul palco.

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