Il 7 giugno 1848 nasce a Parigi Paul Gauguin, l’artista che ha saputo rappresentare sulla tela l’armonia fra uomo e natura. Una natura allo stato primitivo, non intaccato dal gesto umano. Gauguin realizza questa idea quando dalla Francia si trasferisce nei Mari del Sud. E’ lì che raggiunge gli obbiettivi pittorici che stava cercando. C’è un’opera del 1892 che stigmatizza questo assunto: ManaoTupapau, (Lo spirito dei morti veglia) ora conservata a Buffalo, negli Stati Uniti.
Lo spiega bene Melania G. Mazzucco nel suo libro “Il museo del Mondo”. Scrive”… Gauguin lo spiega nelle lettere che invia alla moglie, al gallerista che sta preparando una sua mostra a Copenhagen, lo racconta alla figlia Aline nel “Quaderno” e … motiva ogni particolare e scelta cromatica: il giallo del lenzuolo perché il calore che emana gli evita di dover escogitare una fonte di luce; il porpora violetto delle sfondo perché adatto a trasmettere inquietudine; i fiori perché necessari come elementi decorativi. Svela così la sua tecnica di composizione basata sugli accordi musicali del colore:”

Gauguin era cresciuto in una famiglia di liberal-socialisti. Perde presto il padre durante la traversata per raggiungere il Perù, siamo nel 1849. Un evento tragico che, però, gli fa capire quanto sia importante scoprire il mondo. Proprio per questo, a diciassette anni, si imbarca su un mercantile che fa la spola da Le Havre a Rio de Janeiro e altre mete d’oltreoceano. Quando torna in Francia è perché ha trovato un lavoro in un’agenzia di cambio.
Siamo nel 1871, il giovane Gauguin, orfano di entrambi i genitori, inizia a dipingere come autodidatta. Gli approcci con la tela e il pennello sono sotto il segno impressionista: conosce Pissarro, Theo e Vincent Van Gogh.

Ma perde l’impiego e parte per Panama per fare lo sterratore, poi in Martinica e rientra in Francia quando termina i soldi. E’ il tempo in cui si allontana dagli Impressionisti: semplifica i colori, accentua i contrasti. Tele, queste, che piacciono molto a Vincent Van Gogh, meno ai galleristi dell’epoca.
Ad Arles, durante un soggiorno in compagnia dell’amico Vincent, la tragedia: Van Gogh riconosce i tratti della sua follia in un suo ritratto a firma Gauguin , lo rincorre con un rasoio e poi si taglia un orecchio. Fine del sodalizio. Al rientro a Parigi dipinge e partecipa a esposizioni grazie alla frequentazione di alcuni pittori “Nabis” (Profeti). Ora matura la necessità di esprimersi attraverso simboli, a rappresentare una nuova idea di pittura. Ed è così che decide di trasferirsi su isole tropicali, luoghi autentici come sono autentici i suoi abitanti.
Sta però iniziando a invecchiare, si ammala di cuore e fa fatica a vendere i suoi quadri. Dal 1893 al ’95 vive in Francia: due anni che gli serviranno per chiudere definitivamente con il mondo occidentale, anche se resta sempre in contatto con la moglie e i figli. Capisce che la sua vita , le sue ambizioni creative possono solo esprimersi in luoghi lontani, lussureggianti, veri, senza pregiudizi o conformismi. E’ qui, nei Mari del Sud, che Gauguin diventa definitivamente il Gauguin che amiamo di più. Muore, sifilitico, nel 1903 a Hiwa Oa, nelle isole Marchesi.
Daniela Annaro