Generazione anni ’50

 

di Luigi Picheca

È facile dire che si viveva meglio una volta, specialmente per chi, come me, conta gli anni a decine. Certo che chi appartiene alla mia generazione, quella degli anni ’50, è cresciuto senza tanti condizionamenti esterni, con la semplice voglia di giocare insieme ai tanti bambini che affollavano cortili e campi.

La povertà era una compagna di vita comune e rendeva tutti uguali, fungendo da livella sociale e smussando così il senso di vergogna, quando c’era.

La tv è nata qualche mese prima di me, ma prima che entrasse nelle case di tutti ci sarebbe voluto un altro decennio circa. Non era così devastante come lo sono oggi tablet e Smart Phone sui nostri figli e nipoti. Bastavano le grida degli amici che sciamavano in cortile e non c’era Rin Tin Tin o Antenati che tenessero dal farci correre precipitosamente all’aperto e unirci al gioco.

Oggi, quando si va a iscrivere un bambino all’asilo, se si dice che non è abituato a rimbambirsi davanti alla tv si corre il rischio di essere additati come “diversi” e il bambino non viene classificato come uniformato alle consuetudini sociali.

Il bambino cresce intelligente e autonomo se impara ad usare i telefonini ( soprattutto non sta in mezzo ai piedi degli adulti).

Questa è la conquista della nostra epoca ma non sono sicuro che avrà un buon riscontro sulle generazioni future.

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