Alla vigilia del centesimo anniversario del genocidio armeno è in libreria La lettera a Hitler. Storia di Armin T. Wegner, combattente solitario contro i genocidi del Novecento (ed. Mondadori), il nuovo romanzo di Gabriele Nissim dedicato al primo e più importante testimone dello sterminio del popolo armeno.
Solo grazie alle fotografie dello scrittore tedesco, scattate quando era ufficiale sanitario dell’esercito tedesco in Anatolia durante la Prima guerra mondiale, è impossibile dubitare della realtà di quel genocidio nonostante il negazionismo della Turchia.
Giusto per gli armeni e gli ebrei, Wegner nel 1933 scrisse una lettera a Hitler per protestare contro la persecuzione degli ebrei. Torturato dalla Gestapo e costretto all’esilio, ha passato in Italia, tra Roma, Positano e Stromboli, il resto della vita.
Per Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, “Armin Wegner è stato il testimone del fallimento morale del ‘900. Si è schierato contro l’indifferenza del mondo di fronte allo sterminio degli armeni e ha denunciato inutilmente la deriva del nazismo nel suo Paese e le tragiche illusioni della rivoluzione sovietica. Ha tristemente toccato con mano l’incapacità degli uomini di imparare dai propri errori, ma non si è mai arreso. Il suo esempio ci ricorda che la memoria del passato è fondamentale per riconoscere e prevenire i crimini di oggi.”
“Ho avuto il piacere di leggere in anticipo il libro di Gabriele Nissim – dice Michele Wegner, figlio di Armin – e credo sia di massimo interesse non solo per come ripercorre quasi 80 anni della vita di mio padre ma anche perché affronta un tema, quello dei testimoni, sui cui finora non erano state condotte ricerche approfondite. E mio padre è stato innanzitutto un testimone che ha vissuto con impegno tutti gli eventi del 19esimo secolo – le persecuzioni degli armeni e degli ebrei, le guerre, la nascita dei movimenti pacifisti, l’evoluzione del comunismo nell’Unione Sovietica. Tutto questo ha lasciato segni indelebili sul suo corpo e ancor più nella sua anima.”