di Daniela Zanuso
“Corro per arrivare primo ed anche quando non posso vincere, mi piace correre lo stesso, semplicemente per correre. È il mio mestiere e niente mi ferma. Se non la pensassi così, non potrei fare il pilota.”
Oggi 18 gennaio 2017, Gilles Villeneuve avrebbe compiuto 67 anni.
La passione per i motori arriva presto e il padre lo asseconda lasciandogli guidare il suo furgone Volkswagen nelle strade di campagna e nei campi intorno alla loro fattoria quando lui ha solo undici anni.
Vive in Canada nei pressi di Montreal, una zona che in inverno è perennemente coperta di neve e ghiaccio e la moda delle motoslitte contribuisce a far crescere la sua smania per la velocità. Il padre ne acquista una e lui comincia a vincere le gare che i costruttori organizzano per promuovere i loro prodotti.
Il suo innato coraggio gli permette di sviluppare una grande abilità e sensibilità di guida e il suo nome comincia a diventare famoso nell’ambiente delle competizioni. Ma la motoslitta non può essere il suo futuro e così si iscrive alla scuola di aspiranti piloti di Jim Russell.
Con un’auto vecchia di due anni partecipa al campionato di Formula Ford del Québec. Era il 1973, Gilles si aggiudica il titolo di campione, ma la strada verso il successo è lunga e faticosa e non senza privazioni e sacrifici per lui e per la famiglia. E’ costretto a riprendere le corse con la motoslitta per riuscire a sbarcare il lunario. Poi la Formula Atlantic e il moltiplicarsi di occasioni per dimostrare la sua bravura, la sua audacia e anche la sua incoscienza.
La svolta è la conoscenza di Gaston Parent, un imprenditore canadese che non aveva nessuna intenzione di impegnarsi con un pilota giovane e pieno di speranze, ma che dopo un incontro con lui cambiò idea: gli avrebbe dato i denari che gli servivano per partecipare al campionato canadese e al “Grand Prix” Molson di Trois-Rivières. Gilles vince in maniera strepitosa battendo il suo compagno di squadra James Hunt.
La fama del suo talento raggiunge anche l’Europa e la scuderia McLaren lo ingaggia con un contratto partime che prevedeva cinque gare. Era il 1977 e Gilles in quell’occasione dichiarò: “Credo sia meglio correre solo una parte della stagione con una buona scuderia piuttosto che una stagione intera con una scuderia mediocre. Desidero gareggiare in Formula 1, ma ci voglio arrivare nel modo giusto”.
L’anno successivo però la McLaren non volle rinnovare il contratto.Seguono giorni di sconforto in cui Gilles pensa di aver chiuso con la sua carriera di pilota. Poi, il 29 agosto 1977, dopo una telefonata inaspettata alla quale Gilles fece fatica a credere, il primo incontro con un’altra leggenda vivente: Enzo Ferrari il “Drake”. Da quella data, è solo storia.

Un uomo timido e schivo che nell’immaginario collettivo, soprattutto giovanile, ha rappresentato la possibilità di realizzare i sogni, i progetti, i desideri, ed è stato, per tutte le persone che hanno voglia di misurarsi con le proprie forze e di sfidare i propri limiti, un esempio, un modello, la certezza di potercela fare.
E’ stato il pilota che più di ogni altro ha incarnato lo spirito più autentico delle corse di Formula 1. E’ diventato un mito, una leggenda che nemmeno la morte sul circuito di Zolder, quel maledetto 8 maggio 1982, è stata capace di offuscare.
La biografia è liberamente tratta da “Gilles Villeneuve, la vita di un pilota leggendario” di Gerald Donaldson – Giorgio Nada editore
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