Come si fa a diventare un grandissimo artista proponendo migliaia di volte lo stesso soggetto? La risposta sta nel rigore stilistico e nell’estrema coerenza. Questo, per tutta la vita, ha fatto Giorgio Morandi. Da questo dipende il suo successo e la sua affermazione: è nel Pantheon dei più grandi artisti italiani del Novecento.
Morandi morì a 74 anni, il 18 giugno del 1964 a Bologna, sua città natale. Bologna , la città dove studiò e dove insegnò incisione all’Accademia per ventisei anni. E’ considerato un maestro dell’incisione a livello mondiale.
Era un uomo schivo e stanziale, tutto concentrato sul suo lavoro e sullo studio, costante e misurato, dell’uso dei toni, accordi di colori che, sulla tela acquistano dimensioni poetiche, unito alla perenne ricerca di forme, diverse ed uguali. Un ossimoro, certo, ma solo apparente.

Bottiglie, vasi, caffettiere, fiori, ciotole e paesaggi dipinti per la stragrande maggioranza nella stessa stanza, la sua ,in via Fondazza al civico 36, dove abitò per tutta la vita. Il suo primo e unico studio lo ebbe a Grizzana, in campagna, divenuta nel 1985 Grizzana Morandi in suo onore. Stanzialità, dicevamo. Vivere e dipingere nello stesso posto, o quasi, non gli impedì di “viaggiare con la mente” nel passato, recente e lontano, dell’arte. Paul Cezanne lo considerò come un maestro, fu attratto da Andrè Derain come dal sfolgorante Pablo Picasso. E come italiano, non poteva non guardare a grandi pittori come Giotto o Piero della Francesca che sentiva particolarmente affini.

Ciò non significa che non fosse un artista immerso nel suo tempo. Espose con i Futuristi, nel 1918, con Carlo Carrà e Giorgio De Chirico condivise la stagione della pittura Metafisica, nel 1920 si interessò al gruppo “Valori Plastici” legato a Margherita Sarfatti.
Ma sempre in modo originale. Dagli anni Trenta in poi si concentrò molto sull’insegnamento. Non amava esporre, organizzare mostre. Erano gli altri che si interessavano a lui, alla sua pittura. I suoi concittadini, attraverso il sindaco Renzo Imbeni, e soprattutto grazie alla donazione della sorella Maria Teresa, crearono la Fondazione a lui dedicata e nel 1992, a Palazzo Accursio a Bologna aprì il Museo Morandi.

Daniela Annaro