Si celebra in tutto il mondo la giornata mondiale del diabete istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation, in partnership con l’OMS. La data del 14 novembre è stata scelta in ricordo del compleanno di Frederick Banting che, insieme a Charles Best, ha effettuato le ricerche che hanno condotto alla scoperta dell’insulina nel 1922, la molecola alla base della terapia del diabete. La giornata mondiale rappresenta innanzitutto una preziosa occasione di sensibilizzazione su una condizione sempre più diffusa in tutto il mondo e nel nostro Paese; non a caso è dedicata quest’anno ad un tema prioritario: cioè al “Vivere sano”.
Nel mondo 382 milioni di persone soffrono di diabete e si stima che entro il 2035 questa cifra raggiungerà quasi 600 milioni, con un incremento del 55%.
Nel 2012 circa 3,7 milioni di italiani hanno ricevuto una diagnosi di diabete, oltre un milione sono quelli che non sanno di esserne affetti. La spesa annua sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per la gestione e la cura del diabete è di circa 12 miliardi di euro, ovvero l’11% del fondo del SSN. Il 90% di questi costi sono destinati alla gestione delle complicanze, in particolare alle ospedalizzazioni dovute a complicanze dell’iperglicemia cronica ed alla comorbilità.
La stima del numero delle persone con diabete in Italia è oggi di circa 5 milioni: 1 persona su 12. Ancora oggi, una su quattro non sa di esserne affetta. In Italia le persone con il diabete sono più che raddoppiate in 25 anni. Con questo tasso di crescita, che sembra lineare in tutto il mondo, entro il 2040 le persone con diabete nel nostro Paese diventeranno 10 milioni, cioè 1 italiano su 6.
Il diabete è una malattia cronica che rivoluziona la quotidianità del paziente: farmaci a orari precisi, somministrazione dell’insulina, alimentazione, visite mediche e analisi di controllo periodiche, sorveglianza giornaliera della glicemia, delle emoglobina glicata (HbA1C), importante indicatore di una condizione di compenso della malattia se presente entro determinati valori di concentrazione ed altro ancora. E’ un carico terapeutico stressante e impegnativo e per tale motivo la presenza di uno psicologo nell’equipe che prende in cura il paziente, concorre ad aumentare l’aderenza o compliance dello stesso alla terapia e, di conseguenza, ad abbattere in modo significativo i costi a carico del SSN. E’ necessario mettere un freno a questa pandemia, cominciando a lavorare sulle cose di tutti i giorni, quelle che tutti, nel loro piccolo, possono modificare e cambiare.
Come dicevo prima, il tema della giornata mondiale di quest’anno è proprio ‘il vivere sano anche con il diabete’ (Healthy living and Diabetes) e lo slogan che l’accompagna è “Agisci oggi per cambiare domani”. La versione italiana della giornata mondiale, che verrà celebrata il 15 e il 16 novembre in migliaia di piazze, ha scelto uno slogan forte:”Il diabete ha scelto me, ma anche io ho scelto me”, per invitare le persone con diabete a volersi ancora più bene, a prendersi maggiormente cura di sé, in ogni momento della vita. E volersi bene, significa innanzitutto, vivere in modo salutare.
Non serve essere drastici nella dieta e spartani nell’attività fisica. Bastano poche regole. Da seguire però con costanza tutti i giorni, per volersi bene e non darla vinta al diabete. Questa in estrema sintesi la linea da seguire per controllare il diabete e le sue complicanze. E’ la persona affetta da diabete la vera protagonista della cura. Il medico specialista è solo un facilitatore; ma i diabetici con il loro stile di vita, l’aderenza alle terapie e ai controlli prescritti, l’abitudine all’automonitoraggio corretto della glicemia fanno la differenza e vincono la battaglia contro il diabete. Fare anche poco, ma con regolarità e costanza, può essere vincente rispetto ad un approccio troppo drastico, sia nel caso della dieta che dell’attività fisica. L’errore di noi medici per tanti anni è stato l’essere troppo rigidi sulle regole da seguire. Le regole di un corretto stile di vita sono quelle di sempre, ma le istruzioni per l’uso devono essere ‘flessibili’ e praticabili nella vita di tutti i giorni. Sul fronte terapeutico innovativo ci sono alcuni farmaci come le incretine che sono stati valutati anche per il loro profilo di sicurezza cardiovascolare e in combinazione con quelli già in uso. Le incretine (GLP-1, GIP) sono ormoni prodotti a livello gastrointestinale e sono principalmente secreti dopo i pasti, specialmente il GLP-1, hanno la funzione di controllare la glicemia in vari modi: aumentando la secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas;diminuendo la secrezione di glucagone (antagonista dell’insulina) da parte delle cellule alfa del pancreas; rallentando la motilità e dunque lo svuotamento gastrico (rendendo più “soft” la curva glicemica postprandiale) e diminuendo l’appetito.
La crescita del numero dei pazienti, ma anche la complessità della patologia, rendono ragione dell’aumento delle terapie antidiabetiche negli ultimi anni e per questo occorre intervenire precocemente. Considerato che i decessi per infarto, ictus, scompenso cardiaco e morte improvvisa sono da 2 a 4 volte più frequenti nelle persone con diabete di tipo 2, la sicurezza cardiovascolare dei farmaci antidiabetici è divenuto un tema di specifica attualità. Un farmaco inibitore dell’enzima Dpp-4 che degrada le incretine, da poco disponibile l’alogliptin, è il primo e unico farmaco ad avere dimostrato evidenze di sicurezza cardiovascolare in pazienti con diabete di tipo 2 con recente sindrome coronarica acuta (SCA). Gli esiti di un trial clinico recente hanno dimostrato come il trattamento con alogliptin al dosaggio di 12,5 o 25 mg associato a metformina produca riduzioni prolungate di HbA1C fino a 2 anni rispetto a glipizide più metformina, con una quantità molto inferiore di episodi di ipoglicemia e nessun impatto negativo sul peso corporeo. Alogliptin è disponibile sia da solo, sia in due combinazioni a dosaggio fisso: con metformina oppure con pioglitazone, che agisce riducendo l’insulinoresistenza. La combinazione con metformina può essere indicata quando non si ha più un buon controllo glicemico con la sola metformina. Il solo alogliptin può essere aggiunto a tutte le persone con duplice meccanismo, come metformina e sulfoniluree. La combinazione con pioglitazone è specifica nei pazienti con evidente insulinoresistenza, obesità, ipertrigliceridemia, riduzione del colesterolo buono HDL aumento della pressione arteriosa e della circonferenza vita.
Il farmaco per os è indicato nel trattamento del diabete di tipo 2, ma sono già in corso trial per valutarne l’impiego nel tipo 1 in associazione a insulina.
Di seguito il decalogo diffuso dalla Società italiana di diabetologia, per gestire al meglio la malattia, i consigli utili per calare nella vita di tutti i giorni i dettami delle linee guida sul vivere sano:
1. Consapevolezza. Il diabete non impedisce di condurre una vita normale. Ma non può essere considerato un semplice fastidio o una malattia banale. E’ una malattia potenzialmente grave che richiede grande consapevolezza e massima applicazione.
2. Alimentazione. Non esistono alimenti vietati alla persona con diabete. Alcuni cibi vanno però consumati con moderazione. I cibi e le bevande che contengono zucchero possono far salire molto la glicemia, ma piccole quantità non sono tassativamente vietate. E i dolcificanti probabilmente fanno più male che bene.
3. Peso corporeo. Il controllo del peso corporeo è essenziale per il buon compenso del diabete. Per rimanere in forma (o ritrovare il peso forma) non serve adottare diete drastiche (o strane), impossibili da seguire per tutta la vita. Meglio seguire una dieta ragionevole che si basi su pochi accorgimenti da applicare con regolarità: un po’ meno pasta, un po’ meno pane, pesce e legumi come alternativa alla carne, poco formaggio e pochi salumi, molta verdura, sempre la frutta, pochissimi dolci, un bicchiere di buon vino.
4. Attività fisica. Poca, ma tutti i giorni. Una costante attività fisica è uno strumento terapeutico essenziale nel diabete. Ne basta poca, quella che quasi tutti possono fare senza difficoltà particolari e senza spendere soldi: camminare mezz’ora, un’ora, meglio a passo un po’ rapido. Ma se non si riesce a camminare veloci, va bene lo stesso. Basta farlo tutti i giorni.
5. Piede. E’ il ‘tallone d’Achille” della persona diabetica. Può essere fonte di problemi molto grandi. Per questo bisogna avere molta cura dei piedi e se compaiono lesioni, anche minime, è bene rivolgersi subito a personale sanitario (medici, infermieri, podologi) con specifica competenza per questi problemi. Il “fai da te” con problemi ai piedi è pericolosissimo.
6. Medicine. I farmaci vanno assunti con regolarità e al momento giusto. Saltarli o prenderli nei modi e nei tempi sbagliati significa darla vinta al diabete.
7. Autocontrollo glicemico. Tutte le persone con il diabete devono imparare a controllarsi la glicemia. Le misurazioni vanno fatte in momenti diversi della giornata – a casa o fuori – secondo quanto consigliato dal medico, e vanno registrate e mostrate a chi cura il diabete.
8. Esami. I controlli non vanno trascurati. Altrimenti possono insorgere problemi, anche molto gravi. Per tenere sotto controllo il diabete e le sue complicanze è bene controllare periodicamente esami di laboratorio (es. emoglobina glicata) e strumentali (es. elettrocardiogramma).
9. Lavoro di squadra. Il diabete non può essere curato da un solo medico ma richiede il lavoro di una grande squadra. Il capitano della squadra è la persona con il diabete.
10. Visite mediche. Anche se il capitano della squadra è la persona diabetica, da soli non si può vincere la partita. E’ bene consultare spesso il medico di famiglia e il team diabetologico (medico, infermiere, dietista, psicologo). Le visite dedicate al diabete, incluse quelle dal medico di famiglia, possono andare da un minimo di 3-4 ad un massimo di 8-10 volte all’anno ma al giorno d’oggi possono essere integrate con contatti telematici. Il team a volte si allarga ad altri specialisti (es. cardiologo, oculista, nefrologo, neurologo, ecc.).
Roberto Dominici