Giotto e la Madonna di San Giorgio alla Costa, opera pubblica

La Redazione – Foto di Antonio Quattrone

La Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto, una tavola a tempera e oro di 180 centimetri per 90, torna in pubblico. 

Solitamente è conservata al Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, un museo

 

 

chiuso dal 1995, e da allora in riallestimento.

La Madonna giottesca in questi trent’anni l’abbiamo vista in diverse mostre dedicate al maestro fiorentino. Ora, in prestito temporaneo, la potremo ammirare al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Venticinque anni fa, nel 1993, la tavola venne danneggiata durante  l’attentato  mafioso di via dei Georgofili, dove  morirono cinque persone. Dei danni ancora evidenti  provocati da una scheggia delle bomba, se ne vedono ancora le tracce  sulla veste dell’angelo a sinistra.

Madonna di Sa Giorgio alla Costa – particolare

E’ uno dei dipinti più emblematici del rinnovamento assoluto del linguaggio artistico attuato da Giotto sul finire del XIII secolo. Ritenuta per lungo tempo perduta, dagli anni 1930 alcuni studiosi identificarono questa Madonna col Bambino con la tavola menzionata dal Ghiberti e dal Vasari come opera di Giotto per la chiesa di San Giorgio alla Costa. Manomessa nel primo Settecento per adattarla agli arredi della chiesa in ristrutturazione, nel Novecento l’opera fu trasferita al Museo Diocesano presso la chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze, danneggiato a sua volta dalla strage mafiosa del 1993 .

Per rendere fruibile questo capolavoro, l’Arcivescovo cardinale Giuseppe Betori ha chiesto all’Opera di Santa Maria del Fiore la disponibilità a ospitare la tavola nel Museo dell’Opera del Duomo, visitato ogni anno da 750 mila persone provenienti da tutto il mondo. La critica moderna è concorde nell’assegnare la Madonna di San Giorgio alla Costa alla prima maturità di Giotto, mentre ci sono ancora delle  divergenze sulla datazione. La maggior parte dei critici la ritiene un’opera realizzata intorno al 1295, considerando lo stile posteriore a quello sviluppato dall’artista negli affreschi della Basilica Superiore di Assisi. “Questa ipotesi, – spiega Timothy Verdondirettore del Museo dell’Opera del Duomo – avvicina la tavola agli anni di progettazione e di avvio dei lavori della Cattedrale di Firenze, tra il 1294 e il 1296, anch’essa dedicata a Maria. Sia la forma gotica dello schienale del trono che l’utilizzo di inserti musivi e modanature di marmo rosa rientrano nel lessico decorativo elaborato da Arnolfo di Cambio, il primo architetto della cattedrale.

 

 

 

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