Manutentori del verde, addetti alle pulizie, operatori della ristorazione, ma anche impiegati in società di servizi e in attività culturali e ricreative. Sono alcuni dei profili lavorativi su cui si concentrano i percorsi di formazione proposti, ai giovani richiedenti asilo presenti sul territorio brianzolo, dalla rete di accoglienza RTI Bonvena, finanziati attraverso il fondo di solidarietà Hope. L’argomento è stato al centro dell’incontro ‘Lavoro sicuro? Lavori di sicuro’ che si è tenuto lo scorso 8 giugno organizzato dal Consorzio Comunità Brianza, nell’ambito della Smart Safety Week in scena all’autodromo di Monza. Un’occasione per fare il punto su un progetto che oggi prevede l’erogazione di corsi di introduzione al lavoro, corsi professionalizzanti e tirocini professionali.
Come ha spiegato Matteo Castellani del Consorzio Comunità Brianza, oggi la rete RTI Bonvena – raggruppamento di oltre 20 organizzazioni impegnate nel progetto richiedenti asilo in Brianza – ha sviluppato un catalogo di corsi professionalizzanti differenti, che permettono di sviluppare percorsi formativi differenziati anche in base alle esigenze e alle competenze pregresse dei migranti che vi partecipano. Nel 2017 sono stati 246 i richiedenti asilo iscritti ai corsi professionalizzanti, su un totale di 506 persone iscritte ai corsi.
I percorsi formativi
I percorsi sono attivati in collaborazione con enti professionali riconosciuti sul territorio, in grado di certificare competenze che saranno poi spendibili nel futuro lavorativo dei partecipanti al progetto.
“La parte più impegnativa è la progettazione e la rimodulazione dei percorsi formativi”, ha spiegato Tiziana Dell’Orto del Consorzio Desio Brianza, uno degli enti che hanno collaborato con RTI Bonvena, presentando il risultato dei percorsi formativi sviluppati all’interno del progetto. “I nostri corsi da 50 ore non sono percorsi standard ma vengono progettati sulla base delle esigenze specifiche dei ragazzi che partecipano”. Accanto ai moduli sulla sicurezza e le regole di comportamento, si affiancano infatti quelli dedicati all’apprendimento del linguaggio tecnico e una parte pratica costituita da moduli a scelta in base al profilo professionale.
L’ultimo step del percorso è rappresentato quindi dai progetti di inserimento lavorativo, che passa attraverso i tirocini in azienda, attivati in collaborazione con il Consorzio Mestieri Lombardia e l’agenzia per il lavoro CooperJob, con l’obiettivo di mettere in relazione le esigenze dei richiedenti asilo e quelle delle aziende. Come ha spiegato Maurizio Barella di Consorzio Mestieri, i progetti attivati hanno potuto usufruire delle risorse riservate alle politiche attive del lavoro attraverso i programmi di Garanzia Giovani e della dote unica lavoro della Regione ma anche di una serie di proposte di progettazione finanziate.
Le testimonianze delle aziende
A essere coinvolti come enti ospitanti dei tirocini non ci sono solo associazioni del terzo settore ma anche aziende profit che hanno deciso cogliere questa opportunità e che nel corso della mattinata hanno portato la loro testimonianza, interagendo con William Soavi del Consorzio Comunità Brianza che si occupa dei progetti di tirocinio portati avanti sul territorio.
Per esempio una realtà come Project Automation, con sede a Monza, specializzata in Ingegneria dei sistemi . “Siamo venuti a conoscenza un po’ per caso di questa opportunità e abbiamo deciso di aderire accogliendo un ragazzo come tirocinante”, ha raccontato Cristina Maierna, responsabile delle Risorse umane dell’azienda. “L’esperienza è stata per noi molto positiva e, dopo il periodo di tre mesi, abbiamo deciso di prorogare il tirocinio fino alla fine dell’anno. In azienda si è creato un forte scambio umano con il ragazzo, che è stato inserito all’interno del reparto facility management e preso sotto l’ala ‘protettiva’ del responsabile di area. In maniera spontanea sono state organizzate vere e proprie sessioni di insegnamento del linguaggio tecnico, con la predisposizione di un piccolo vocabolarietto italiano-inglese. E quando abbiamo scoperto che da quando lavorava da noi aveva lasciato la scuola, ci siamo subito attivati per reinserirlo in un percorso di formazione serale”.
Positiva anche l’esperienza portata dalla testimonianza di Erminia Farina di BFD Farina, negozio storico di Desio specializzato in elettrodomestici e materiali d’antenna: “Cercavamo una persona che avesse una certa manualità da affiancare al nostro tecnico che si occupa della gestione dei prodotti che rivendiamo come ‘seconda scelta’. Ci siamo affidati alla serietà e competenza offerte da RTI Bonvena anche perché si parla tanto dei migranti come un problema e noi abbiamo invece voluto provare a cogliere questa opportunità concreta che ci si è offerta. Il riscontro è senz’altro positivo: malgrado le iniziali difficoltà linguistiche si sono instaurati da subito ottimi rapporti coi dipendenti dell’azienda e anche nella relazione con il cliente”.
Sono stati invece più numerosi i ragazzi introdotti nella cooperativa La Meridiana, che si occupa di assistenza ad anziani e malati in vari ambiti: “Inizialmente abbiamo introdotto due ragazzi in un settore ‘protetto’, quello della cucina, avviando un percorso positivo di apprendimento”, ha spiegato Paola Pavanelli, responsabile delle risorse umane. “Dopo qualche diffidenza iniziale si è creato un bellissimo rapporto di squadra con gli altri colleghi. Finito il tirocinio, in cucina c’è stato un vero e proprio pianto collettivo! Attualmente ospitiamo attualmente altri due tirocinanti e crediamo molto nel progetto, che ben si sposa con la nostra realtà di cooperativa sociale onlus”. La cooperativa ha inoltre aperto anche ai richiedenti asilo il corso per assistenti familiari.
Dall’inizio del progetto sono stati in totale 56 i tirocini attivati, con una durata variabile dai 3 mesi a un massimo di 12, presso oltre trenta tra enti e aziende di vari settori – ristorazione, edilizia, manutenzione del verde, pulizie, servizi culturali, produzione, agricoltura . Tra 2016 e 2017 il numero di tirocini attivati è quasi raddoppiato, passando da 20 a 36. “Siamo convinti che il progetto sia sostenibile. l’esperienza positiva delle aziende che hanno fatto da apripista lo dimostra”, ha concluso Matteo Castellani. “Il percorso partito sperimentalmente tre anni fa sta crescendo, mattone dopo mattone. L’esperienza è replicabile in più settori e, crediamo, anche oltre la dimensione locale. Ed è significativo che dalle cooperative sociali il progetto stia coinvolgendo sempre di più attività commerciali e produttive di diverso tipo”.
Una carta dei servizi per le aziende ‘multiculturali’
Guardando in prospettiva, tra i progetti in cantiere c’è ora quello di predisporre una carta dei servizi per le aziende brianzole, che possa valorizzare i modelli positivi di integrazione multiculturale in ambiente lavorativo. “Un modello da seguire può essere quello della Francia, paese in cui esiste dal 2004 la ‘Charte de la diversité dans l’enterprise’”, ha sottolineato William Soavi del Consorzio Comunità Brianza. A partire dal 2017 inoltre un organismo internazionale come l’UNHCR assegnerà un riconoscimento alle aziende che favoriranno l’inserimento professionale dei rifugiati attraverso il logo “Welcome. Working for refugee integration”.
Una strada che è possibile percorrere e continuare a percorrere, anche in Brianza, attraverso una sinergia delle differenti realtà che operano sul territorio. A ribadirlo Mario Riva, neo presidente del Consorzio Comunità Brianza: “I richiedenti asilo ci sono, fanno parte del nostro territorio. Ed è proprio dal territorio che occorre partire per trasformare ciò che oggi è percepito come emergenza in una vera opportunità per il futuro della Brianza”.