Meravigliosa serata quella di giovedì 23 aprile trascorsa al Legendclub di Milano. Al Bitterpill Music Fest erano presenti i Main Street, i Ghost Mantra e da ultimo gli 039.
Con Bruno, voce – Ruggero, chitarre – Daniele, basso – Marco, tastiere – Emanuele, batteria, abbiamo avuto il piacere di parlare del loro album uscito il 26 marzo 2015, edito Bitterpill Music.
Come è nata la vostra band?
Bruno: In realtà, siamo nati dalle ceneri di un’altra band. Dapprima Ruggero, Marco, Emanuele e Daniele, facevano parte di un altro gruppo. Da quando mi sono unito a loro, come cantante, abbiamo cercato di costruire un’altra identità. Quando 4-5 anni fa, abbiamo iniziato a suonare insieme, abbiamo recuperato dei pezzi che loro avevano composto nella precedente formazione, riarrangiandoli e poi scrivendo pezzi insieme.
Marco: abbiamo avuto un periodo di assestamento con i live e con le registrazioni, apice la produzione del nuovo album edito da Bitterpill Records e uscito il 26 marzo che adesso stiamo promuovendo adeguatamente.
La copertina dell’album come è stata scelta?
Emanuele: La copertina dell’album è la semplice personificazione di una persona. Volevo rappresentare ciò che un essere umano, uomo o donna che sia, prova nel corso della propria esistenza senza filtri e senza alcuna finzione o mascheramento. Per tale ragione l’uomo rappresentato è di vetro, per far sì che possa trapelare il suo vero io, ciò che è nascosto all’interno: parte buie e lucenti. Questo è anche il sunto di ciò che è Amalgama, filo comune del disco: rappresentare cinque modi di vivere diversi in un tutt’uno e l’album ne è il risultato finale.
Amalgama a cosa fa riferimento?
Emanuele: Essenzialmente a questo. All’inizio del progetto il problema era trovare la chiave per incastrarci armonicamente e fonderci per individuare il nostro sound a livello musicale, ma anche personale. Se in questo momento andiamo d’accordo è perché abbiamo un percorso alle spalle che ci ha temprato: molte sono state le discussioni, abbiamo personalità molto forti, per cui non è stato semplice mettere d’accordo cinque teste che pensano in modo differente. Ecco perché Amalgama: una parola semplice, che rappresenta questa sinergia.
Quali sono le tecniche e gli arrangiamenti che adottate?
Marco: Al di là del genere nostro che è particolare, è veramente un connubio di molti generi in cui c’è rock e metal prevalente, ma anche altri generi come musica elettronica, classica e anche a livello di suoni ci siamo lasciati trasportare da quello che sono i brani, quindi introdotti dei suoni che rappresentassero al meglio le canzoni. Chi ascolta il disco, può avvertire diverse parti di effetti sonori, quelli strumentali che sono un contorno adeguato a quello che volevamo trasmettere.
Bruno: Tra i vari strumenti c’è anche la voce. Abbiamo deciso di scrivere pezzi in inglese in virtù del fatto che ci sembrava la lingua che si sposasse meglio con gli strumenti e che rendesse per l’appunto amalgamati i suoni.
Chi scrive i pezzi?
Bruno: In generale è un lavoro di gruppo.
Mi piace tantissimo Out of Time, me la raccontate?
Bruno: In realtà era nata con un altro titolo, poi la abbiamo riarranggiata, quasi ribaltata, ed è uscita sotto un’altra luce. Personalmente, l’ho dedicata a una amica che è scomparsa tre anni fa. Per quanto riguarda il testo, è un brano suddiviso in diverse parti: in una di queste ci si chiede che cosa stia succedendo e che cosa rimanga veramente, quando la vita sembra finire. Mentre il punto di vista musicale, lo commenta Ruggero.
Ruggero: Questo pezzo è il più variegato che abbiamo nel disco, dal punto di vista dell’arrangiamento. Inizia in modo soft per poi diventare molto potente, quasi a richiamare i gruppi scandinavi; tuttavia, non mancano le citazioni pinkfloyidiane, che sono spudoratamente citazioni. Abbiamo scelto di comporre questo pezzo anche in omaggio a loro, che ci hanno ispirato.
Mentre il video di Mother..
Emanuele: il video è stato un processo di lavorazione piuttosto lungo, perché siamo partiti da un’idea e l’abbiamo mutata duecentomila volte. Poi, per fortuna, ci siamo imbattuti in un professionista come Fabio Martinelli che ci ha messo sulla strada del videclip classico, con la possibilità di fare la band anche nel video. Sembra una cosa banale, ma per noi non lo è. Al di là del palco, per noi non ci sono altre occasioni di essere band. Nel video, suoniamo in un capannone abbandonato della Brianza. È stata una bellissima esperienza, e ora, rappresenta il nostro biglietto da visita.
Daniele: È un capannone top secret, registrato nel distretto del 039.
Marco: Ci vedi tutti in maniche corte, ma in realtà c’erano 5 °C e faceva un freddo pazzesco!
Daniele: infatti, dopo ogni ripresa avevamo preparato da bere un bricco di tè caldo!
Bruno: molto rock, direi!
Risate generali..
Che generi vi influenzano maggiormente?
Ruggero: Siamo stati etichettati come una prog metal band e sono venuti a dirci in questo modo che grazie al prog metal abbiamo la possibilità di spaziare. Invece, provo a rigirarla: non è perché a noi piace spaziare in tutti i generi del mondo allora ci hanno etichettato come prog metal? Ecco, noi ci buttiamo dentro tutto: i Pantera, i Pink Floyd, i Metallica, un po’ di grunge..
Ruggero: ci piace lasciare spazio all’interpretazione, ognuno di noi cinque vive un pezzo in maniera diversa, pensa a chi lo ascolta. Dare spunto per riflettere e per provare qualcosa.
Quali aggettivi vi descrivono?
Daniele: Dolci, ma allo stesso modo graffianti. Noi cerchiamo di unire la dolce armonia, a quello che in un attimo dopo può sfociare in un tono graffiante e potente. Anche per tale ragione usiamo bassi e chitarre accordati in Si, perché tecnicamente ci dà la possibilità di ottenere una potenza sonora sia in situazioni live che in registrazione.
Progetti futuri?
Daniele: Sarebbe interessante aprire qualche festival importante, magari con qualche band di importanza mondiale o europea.
Emanuele: Ci piacerebbe andare all’estero, magari in Svizzera o in Olanda.
Chiara De Carli
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