Grazia a Fabrizio Corona? L’appello di Luigi Picheca

celentanodi Luigi Picheca

La condanna al carcere di Fabrizio Corona e le sue invocazioni di aiuto mi hanno colpito nell’animo.
Dei personaggi famosi, come Adriano Celentano, ultimamente, hanno speso parole importanti in suo favore chiedendo la Grazia al Presidente della Repubblica. La questione ha avuto tiepida risonanza a livello mediatico per poi finire nel dimenticatoio. Io non sono un personaggio famoso e non so se queste mie parole sapranno suscitare l’interessamento di qualcuno, ma ci provo.

Come dicevo, non sono famoso come Celentano, ma ho un enorme vantaggio rispetto a  lui: anch’io sono stato condannato! E sono stato condannato all’ergastolo! No, non è stato un tribunale a condannarmi e nessun giudice ha emesso sentenze a mio carico.

Sono stato condannato all’ergastolo da una feroce malattia, la SLA, che non mi ha concesso sconti di pena o attenuanti di sorta e tantomeno ho diritto di chiedere la Grazia al nostro stimato Presidente Giorgio Napolitano, perché sono un prigioniero del mio stesso corpo.

So capire le invocazioni di Corona perché vivo le sue stesse esperienze ogni giorno, anche con maggior accanimento e condivido le sue sensazioni. Ci sono in giro delle persone condannate che godono della libertà semplicemente per decorrenza dei termini o per altri motivi, ci sono in giro pirati della strada, liberi solamente perché i loro reati sono attenuati dalla guida in stato di ebbrezza che, invece, dovrebbe essere considerata un’aggravante, a mio modesto parere.

Perciò mi schiero per la concessione di Grazia in favore di Fabrizio Corona, Illustre Signor Presidente, se mai avrà l’occasione di leggere questa mia richiesta. Certamente ci saranno tanti altri casi “Corona” ma il suo è un caso altisonante perché è un personaggio famoso e ne gode i vantaggi come, forse, ne ha goduto pure gli svantaggi in sede di giudizio per gli stessi motivi.

Chi si trova condannato sa quanto sia preziosa la libertà. Dobbiamo esserne tutti consapevoli e sapere dare una possibilità a chi ha sbagliato. Offrire la possibilità di potersi redimere è un segno di civiltà, non di debolezza.

Luigi Picheca

Sulla richiesta di Grazia a Corona una panoramica  da  Il Fatto Quotidiano

 

image_pdfVersione stampabile