Grazie alla Sla ho scoperto l’anima

copertina1di Ilaria Beretta

Sul palco il pesante sipario rosso si apre alla vista della platea, ma anche se siamo a teatro, stasera ad andare in scena è la vita vera. E precisamente quella di Laura Tangorra, classe 1963, insegnante appassionata e impegnata nel sociale, che sedici anni fa si è trovata a dover affrontare una grande sfida: la SLA. Tre lettere che hanno significato un cambiamento dalla a alla zeta per tutta la famiglia di Laura, che però ha sempre affrontato la malattia con coraggio, senza mai abbandonarsi alla disperazione. A partire dalla scelta di portare a termine la gravidanza della sua terza figlia, nonostante i pareri contrari dei medici e pur sapendo che questo avrebbe accelerato il decorso della malattia.

Ma, al di là della sua biografia travagliata, un assaggio del carisma di Laura l’hanno avuta,  al teatro Villoresi di Monza, le centinaia di persone che hanno partecipato alla presentazione del suo nuovo libro «Sul mio divano blu», una «conferenza» sui generis che l’autrice ha studiato nei minimi dettagli, prevedendo parti recitate e commoventi intermezzi musicali.

A introdurre la serata il direttore della Gazzetta di Parma, Michele Brambilla, che ha intervistato Laura le cui risposte sono state interpretate da Lucia Vasini che all’autrice ha prestato la voce. Dal significato della parola destino fino all’ultima domanda sul marito Franco, la conversazione trascende la quotidianità e tocca temi profondissimi.

«No, non ho mai detto piuttosto che vivere così la faccio finita – ha spiegato Laura – anche perché la malattia mi ha permesso di apprezzare meglio le cose. Per esempio, grazie alla Sla, ho scoperto l’anima

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