di Roberta Romano
Nel giorno in cui l’Italia intera si ferma e celebra la donna, nel giorno in cui ascoltare la voce delle donne diventa quasi un dovere, diamo spazio a chi alle voci, ai volti ed ai corpi delle donne ha dedicato un consistente pezzo della sua vita.
Parliamo di Isabella Borrelli, classe 1989, che da qualche anno porta avanti un progetto grande, immenso,un progetto che parla di ed alle donne.
“HER ha una genesi molto personale. L’idea è nata quando mia madre ha scoperto un nodulo al seno ed è stata inizialmente operata senza successo da un medico che le ha lasciato un’enorme cicatrice che le attraversa il petto”, racconta Isabella, “L’ha vissuta molto male e questo ha influenzato la mia ricerca fotografica sui corpi e le storie delle persone, senza che inizialmente la cosa si concretizzasse in un progetto definito.
Iniziai a ritrarre con insistenza corpi di donne considerati “fuori dalla norma”, ma senza svilupparli in un corpo di lavoro. Due anni dopo è morto inaspettatamente mio padre. é stato un evento emotivamente devastante e importante per la mia consapevolezza visiva. Operato senza successo per una malattia tuttora non ben identificata ci è stato mostrato senza vita avvolto, nudo, in un lenzuolo. L’impatto visivo con la malattia è stato profondo.
Dopo qualche settimana ho iniziato a lavorare su HER, per raccontare la trasformazione dei corpi femminili in seguito a malattie e o patologie più o meno gravi. Il progetto parte da una foto che avevo realizzato proprio in quel periodo iniziale di studio, dall’incontro con questa donna, Rosa, profondamente a suo agio con il suo seno mutilato. “Le donne anziane non devono essere belle” – questa fu la sua motivazione a non rifarsi il seno. Mi colpì molto quello stereotipo schiacciante unito all’accettazione, sicuramente dolorosa, di quel nuovo corpo”.
Da allora Isabella racconta la storia delle donne, immortala attimi della loro esistenza, quella a cui queste donne si sono attaccate e che vivono con profonda dignità e rispetto verso se stesse.
“HER è un progetto a lungo termine, ancora in corso che ritrae donne di tutta Italia. Non ho scelto io le protagoniste, sono venute loro a me. Questo avviene attraverso il passa parola, o la pubblicazione del lavoro su qualche rivista – com’è stato per Vanity Fair – o attraverso la mia attività di promozione dello stesso in gruppi specifici.
Come per altri lavori credo che siano i soggetti a dover scegliere il fotografo, io non insisto mai. Mi capitano dei colpi di fulmine, anche per strada, ma trovo indelicato insistere: preferisco le storie d’amore, dove ci si avvicina piano, ci si conosce e ci si sceglie. Il momento dell’esecuzione del ritratto è un momento molto breve, di solito scatto non più di una decina di foto. Le storie delle persone sono importanti e bisogna donarsi, partire dal proprio dolore per aiutarle ad accettare e vivere bene il momento del ritratto. Viverlo come un riscatto, come affermazione e come orgoglio”.
Con la sua profonda sensibilità Isabella racconta storie, come tentiamo di fare anche noi. Quello di cui forse non si è ancora resa conto è che quelle storie, nate da attimi di vita sbagliata, sono inni alla bellezza ed alla vita. Alla vita delle donne, di quelle che ce l’hanno fatta e di quelle che ancora combattono. Oggi, sì, ma ancor di più domani.
Qui il link al sito di Isabella: http://www.isabellaborrelli.com/her.html